Mediaset approva il bilancio 2015 con una nota pomposa, ma il titolo perde oltre due punti percentuali in apertura; utile basso e pay tv poco redditiva. A funzionare meglio sono gli asset spagnoli.
Approvato il bilancio dell’anno 2015 di Mediaset, che condivide i numeri in un comunicato stampa dai toni (forse eccessivamente) entusiasti. Il primo numero che salta all’occhio è l’utile prodotto dal gruppo: 4 milioni di euro a fronte dei 23,7 dell’anno precedente; l’azienda segnala tuttavia che, sul risultato, hanno inciso oneri pari a 24,9 milioni dovuti alla rideterminazione in Italia dell’aliquota fiscale Ires introdotta dalla Legge di Stabilità. La raccolta pubblicitaria cresce dell’1%, nulla di esaltante insomma e abbastanza in linea con le tendenze di mercato che ha registrato un +0,7%; si sente la concorrenza sui canali tematici (soprattutto da Sky con Tv8 e dal crescente gruppo Discovery) segmento in cui le emittenti del Biscione hanno perso il 3% circa in termini di quota del mercato pubblicitario mentre cresce per le generaliste. Il risultato operativo subisce un -7%, passando da 248,7 mln a 231,4; ma è la composizione di questo in termini geografici a lanciare un segnale forte: l’ebit in Italia contribuisce al totale solo per 26,8 mln, l’11% circa, mentre il resto è prodotto dalle attività in Spagna. I numeri maggiormente attesi, tuttavia, erano quelli riguardanti la pay tv, proprio a causa delle voci riguardanti la cessione dell’asset a Vivendi che diverse fonti hanno riportato nelle ultime settimane. Marco Giordani, cfo del gruppo, ha seguito la linea ufficiale di Mediaset sull’argomento dicendo “non siamo semplici venditori” e liquidando rapidamente il discorso, salvo poi osservare che “la pay tv sta andando incontro a importanti cambiamenti” e ad “una spinta internazionale al consolidamento”. Alla luce dei numeri del bilancio riguardanti Mediaset Premium e degli utili inferiori alle previsioni, il titolo in Borsa ha perso oltre i due punti percentuali, stando a quanto riporta Repubblica: un ulteriore segnale lanciato dai mercati agli uffici di Cologno. Al netto degli entusiasmi, Mediaset Premium supera di poco i due milioni di abbonati, la metà della sua concorrente in Italia e con la mostruosa spesa per i diritti del calcio che pesa sulle spalle. Come se non bastasse, il bilancio totale del mercato pay della penisola si assesta ormai da anni fra i 6,5 e i 7 milioni di clienti; ciò significa che per aumentarli, bisogna portarli via da Sky e a questo ritmo, continuando le guerre al ribasso, si rischia di prosciugare le casse prima del tempo. Il fatturato di Premium è cresciuto di 20 mln di euro arrivando a 558: un risultato che non porta senza dubbio ad esaltarsi particolarmente; calcolatrice alla mano, ogni cliente di Premium ha speso 100 euro nel 2015 (al netto delle entrate pubblicitarie), circa 8 al mese. Un risultato ancora più deludente, che però probabilmente potrebbe cambiare alla fine della stagione calcistica. Secondo alcune indiscrezioni, l’accordo con Vivendi sarebbe già pronto per essere siglato e consisterebbe nel cedere la gestione di Mediaset Premium al gruppo di Bolloré in cambio di un pacchetto di azioni della società francese (3% circa). Il nodo sarebbe dunque il perché la firma sia stata posticipata; alcune fonti sostengono che Bolloré non voglia soltanto accollarsi le difficili finanze di Premium (avendo già le sue gatte da pelare con Canal+) ma abbia intenzione di accollarsi le perdite della pay tv soltanto se contemporaneamente ci fosse un accordo per cui, nell’arco di qualche anno, tutta Mediaset finirebbe nella sua orbita. Questo potrebbe spiegare il no secco, arrivato addirittura da Berlusconi senior ai microfoni di Rtl. Tuttavia, non è detto che questa strada sia da escludere a priori come già discusso su questo periodico: una riuscita nella trattativa per gli asset di Inwit da parte di EI Towers, potrebbe far salire il valore del gruppo quanto basta per raggiungere un accordo con i francesi; a maggior ragione se si tiene conto del fatto che Vivendi è ora azionista di maggioranza Telecom che controlla Inwit. Staremo a vedere come si evolverà la situazione ma, di sicuro, da Cologno Monzese qualche iniziativa sarà necessaria per far quadrare i conti. (E.V. per NL)