Tv: Annozero, Travaglio e la travaglite

Un lettore contesta le posizioni assunte da questo periodico a riguardo del caso Annozero


Pur leggendo con passione quotidianamente il vostro sito (unico nel suo genere!) non sono minimamente d’accordo con gli articoli riguardanti Santoro ed Anno Zero. Evidentemente vi dimenticate che è l’Italia l’anomalia informativa: guardate come vengono fatte le interviste televisive in Inghilterra o negli Stati Uniti; qui in Italia ci si scandalizza per una cosa che dovrebbe essere normale e che dovrebbe riguardare tutti i programmi. Evidentemente a voi piace il salotto del potere alla Porta a Porta. Secondo il mio giudizio, se può essere criticabile il modo in cui Travaglio racconta i fatti, sconfinando a volte nel genere della satira, lui cita fatti, sentenze, non opinioni. Ed i fatti danno fastidio. Perché poi riguardano tutti gli schieramenti politici. Da qui l’attacco congiunto Pd-Pdl. E poi a proposito di offese nessuno ha criticato Sgarbi per le sue continue offese (Santoro lì ha sbagliato a non cacciarlo); se fosse accaduto il contrario con offese da Travaglio a Sgarbi, cosa sarebbe successo? In più Travaglio ha subito solo una condanna in sede civile…e di cose e di libri ne ha scritti tanti…tutte le altre cause le ha vinte, questo significa che quanto dice ha molta probabilità di essere vero. Forse a molti suoi colleghi rode il fatto che lui ha il coraggio di dire quello che spesso è vero, mentre a loro tocca fare gli agnellini del potere, magari giustamente e con tutta la mia solidarietà perché quello giornalistico è un sistema che taglia le gambe a chi non vuole uniformarsi al modo di non fare informazione tutto italiano e dunque se vuoi lavorarci devi adeguarti.
Con stima
Fabio Frabetti

***

Sarà perché in genere non ci piacciono i giustizialisti, o, come si dice ora, “i manettari”. Sarà perché non ci piace chi dice la mezza verità. Sarà perché non siamo sicuri che abbia veramente torto Castelli, quando dice che «C’è una banda di giornalisti che ha scoperto una cosa interessante, e cioè a parlar male dei politici si diventi ricchi. Dunque, bisogna parlar male dei politici a prescindere» . Sta di fatto che abbiamo ritenuto di prendere posizione a riguardo di quello che, a nostro avviso, sta diventando una degenerazione del giornalismo d’inchiesta.
Non siamo convinti che Travaglio avrebbe vita più facile (ancora) in Inghilterra e, a maggior ragione, negli Stati Uniti, né ci piace particolarmente Porta a Porta. Tuttavia la riteniamo, comunque, una trasmissione meno inquietante e preoccupante dell’Annozero di ultima (de)generazione.
D’altro canto, per fortuna, l’offerta informativa televisiva italiana è variegata e non si ferma solo a queste due trasmissioni.
Quanto alla satira, non crediamo che l’informazione di Travaglio possa sconfinare in essa e, francamente, crediamo che nemmeno l’esternazioni di Grillo ormai lo siano più.
Nemmeno siamo certi che Travaglio fondi sempre le proprie accuse su elementi incontrovertibili. Anzi, spesso, verificando i suoi scritti o ascoltandolo in contraddittorio, si ha la sensazione (e qualche volta, purtroppo, la certezza) che in realtà non sempre su sentenze passate in giudicato si fondino i suoi strali, bensì su atti dell’accusa o su elementi indiziari. E, infatti, come ha fatto notare Castelli nell’ultima puntata di Annozero, Travaglio “muore oggi di travaglite”.
Quanto all’aspetto giudiziario, vero è che Travaglio non è stato condannato in sede penale (sicché non è certamente un pregiudicato, in quanto non ha subito una condanna penale definitiva) ma lo è stato solo in sede civile (nel 2000 dal Tribunale di Roma per il contenuto diffamatorio di un articolo su Previti e nel 2008 dal Tribunale di Torino per un articolo su Confalonieri). Tuttavia, nemmeno Castelli è stato condannato penalmente, eppure sentendo Travaglio sembrerebbe di sì. Quindi? In uno stato di diritto, non ci si può limitare alla “probabilità” che determinate accuse siano vere. O lo sono (e allora l’autorità giudiziaria intervenga, se non lo ha già fatto) o non lo sono (e allora chi diffama o calunnia paghi, posto che i limiti di operatività del diritto di cronaca sono che vi sia un interesse pubblico alla notizia; che i fatti narrati corrispondano a verità e che l’esposizione dei fatti sia corretta e serena, secondo il principio della continenza). Per dirla con D’Avanzo, il giornalista di Repubblica che ha usato il metodo Travaglio contro di lui: “un metodo giornalistico che, con niente o poco, può distruggere la reputazione di chiunque” (e infatti Travaglio ha dichiarato ad Adnkronos: “Appena esco dall’incubo di questi giorni, che sto passando a scrivere precisazioni ai giornali contro il fango che hanno gettato su di me, firmo il mandato al mio avvocato“).
Per il resto, il fenomeno (anche commerciale) Travaglio dimostra che in Italia si può dire (e spesso fare) di tutto. Ben più che in Inghilterra o negli USA.

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