Roma – Nuovo sostanziale passo verso l’esecuzione della televisione analogica: il patibolo è già stato costruito negli anni dei finanziamenti ai decoder del digitale terrestre, ora è stata innalzata anche la forca. Ieri il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha infatti confermato che sarà possibile vendere televisori analogici solo fino a giugno 2009.
Percorso obbligato
Il boia salirà sul patibolo molto prima: il decreto attuativo della Finanziaria 2007 prevede che dalla fine del 2008 i produttori non potranno più affidare apparecchi analogici alla distribuzione e i commercianti che vorranno disfarsi degli apparecchi fin da maggio 2008 dovranno etichettarli con l’adesivo Non abilitato al digitale. E i fondi di magazzino? Gentiloni ha già spiegato che bisognerà pensare “a misure di sostegno per smaltire quegli apparecchi in magazzino ormai inutilizzabili”.
Queste, dunque, le premesse che porteranno all’impiccagione della vecchia tv. “Si tratta – ha dichiarato il Ministro delle Comunicazioni – di un processo che va nella direzione già presa da altri paesi europei”.
Lo scontissimo
Altre agevolazioni al mercato della tv digitale arriveranno dai già annunciati bonus, ovvero il 20 per cento di sconto che per una spesa di massimo 1000 euro potrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi da coloro che nel corso del 2007 acquisteranno un dispositivo con decoder DTT integrato. Non tutti gli apparecchi sono scontabili ma a questo indirizzo sul sito del Ministero ci sono tutti i dettagli e i PDF con gli elenchi dei dispositivi autorizzati.
Per poter fruire dello sconto, evidentemente, è necessario essere in regola col pagamento del Canone RAI. “Non a caso – spiega il Ministero – alla dichiarazione dei redditi andrà allegato non solo lo scontrino fiscale attestante l’avvenuto acquisto dell’apparecchio ma anche copia del pagamento del canone, come prove documentali nel caso di eventuali verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate”.
Più soldi per il DTT
Ma perché tutta questa fatica per velocizzare il digitale? Lo spiega lo stesso Ministro, secondo cui in Italia ogni anno si vendono poco più di 5 milioni di dispositivi televisivi, “il che dice quanto importante sia il turn-over di apparecchi dovuto al progresso tecnologico”. Circa il 45% di questi 5 milioni e passa di vendite avviene nell’ultimo trimestre dell’anno, per un mix di tradizione (le festività natalizie) e di maggiore disponibilità economica (la tredicesima mensilità). Proprio questo aspetto evidenzia – ha detto Gentiloni – “l’importanza della comunicazione all’esterno da parte del ministero”.
Perché le televisioni analogiche esalino l’ultimo respiro, comunque, bisognerà attendere il 2012, anno entro il quale ci si attende il varo definitivo dello switch-off, quando cioè le emittenti trasmetteranno soltanto in digitale. Invece per la Sardegna il tempo di diventare all digital, nonostante le polemiche, è ormai giunto: la scadenza è metà novembre. Ed è anche in questa previsione che va letto l’aumento in Finanziaria del 50 per cento (da 40 a 60 milioni) del fondo a sostegno della transizione al digitale.
DRM indietro tutta
Ma ieri è stata anche la giornata dell’approvazione di un emendamento molto significativo anti-DRM. Lo hanno approvato su proposta del presidente della commissione Cultura della Camera Pietro Folena le due commissioni Trasporti e, appunto, Cultura. Si tratta di una modifica al DDL Gentiloni che riguarda la vigilanza sul rispetto delle regole del settore radiotv e le sanzioni previste per chi le viola. In sostanza il nuovo articolo 5 bis rimuove gli standard limitanti DRM-oriented dando maggiore libertà agli utenti dei media digitali: in prospettiva appare come un modo per bloccare sul nascere blindature di tecnologie e comportamenti già portate avanti in altri paesi. Non che l’emendamento sia efficace da subito: ancora non è calendarizzato per i lavori dell’Aula e ci potrebbe volere un certo tempo.
Ma ecco il testo:
“Le tecnologie di trasmissione radiotelevisiva digitale devono essere utilizzate al fine di garantire i medesimi diritti e capacità degli utenti del servizio radiotelevisivo rispetto alle tecnologie di trasmissione analogica, in particolare con riferimento alla fruizione dei contenuti in luoghi tempi e apparecchiature scelti dall’utente stesso. Le direttive emanate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera b) n. 2 della legge 31 luglio 1997, n. 249 individuano le modalità intese ad assicurare l’applicazione del principio di cui al presente articolo”.