Relazione annuale 2023 Agcom: continua erosione della tv DTT e sat da parte delle piattaforme di streaming video on demand (mediamente 15 milioni di utenti unici al mese nel 2022).
La flessione riguarda tutte le fasce di età degli ascoltatori, sia quelle al di sopra dei 45 anni (70% del pubblico), sia, in misura più marcata, le classi più giovani.
Novità (particolarmente preoccupante per gli editori) è che la contrazione del numero di telespettatori interessi anche i principali telegiornali del giorno e della sera, che si attestano su valori inferiori a quelli degli anni antecedenti alla pandemia.
Tuttavia, per ora, la diminuzione dell’audience delle piattaforme tradizionali non scalfisce la rilevanza del mezzo nel sistema dell’informazione in termini tanto di numerosità di telespettatori, quanto di risorse economiche.
Ma la sostanziale tenuta è il risultato del bilanciamento di tendenze contrapposte delle diverse tipologie di ricavi, per cui l’andamento negativo della raccolta pubblicitaria – che perde il primato tra le fonti di finanziamento del mezzo (rappresentando il 37% del totale) – e delle offerte a pagamento su digitale terrestre e satellite è compensato dall’incremento del canone e, soprattutto, dalla decisa crescita della componente online della tv a pagamento.
Tendenze confermate
“L’esame degli indici di ascolto del 2022 conferma le tendenze dello scorso anno: l’aumento delle audience delle piattaforme online e la riduzione di quelle del digitale terrestre e satellitare”, si legge nel capitolo dedicato alla televisione della Relazione annuale 2023 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Streaming video on demand: 16 milioni di utenti unici a marzo ed agosto 2022
Gli utenti unici di siti e app delle piattaforme di video on demand a pagamento hanno infatti raggiunto, mediamente nel 2022, i 15 milioni mensili (con picchi di 16 milioni nei mesi di marzo e agosto).
DTT e sat -9% 2022 vs 2021
Al contrario, nel giorno medio dell’anno, il numero degli spettatori dei canali gratuiti e a pagamento digitali terrestri e satellitari si è ridotto ancora (-9% rispetto al 2021).
Flessione trasversale su tutte le fasce d’età
La flessione riguarda tutte le fasce di età degli ascoltatori, sia quelle al di sopra dei 45 anni (che complessivamente rappresentano oltre il 70% del pubblico), sia, in misura più marcata, le classi più giovani.
Contrazione riguarda anche i TG
Delimitando l’analisi ai contenuti televisivi a carattere informativo, Agcom osserva come la contrazione del numero di telespettatori interessi anche i principali telegiornali del giorno e della sera, che si attestano su valori in molti casi inferiori a quelli degli anni antecedenti alla pandemia.
Rilevanza preservata quanto a numerosità di telespettatori nel sistema dell’informazione e nei ricavi
Un’annotazione rilevante effettuata dall’Autorità è che la diminuzione dell’audience delle piattaforme tradizionali non scalfisce, comunque, la rilevanza del mezzo nel sistema dell’informazione in termini tanto di numerosità di telespettatori, quanto di risorse economiche, posto che “la televisione conserva saldamente il primato per ammontare di ricavi realizzati rispetto agli altri media”.
Volumi simili
Più nel dettaglio, dal punto di vista economico, Agcom stima che nel 2022 il settore televisivo abbia sfiorato nel complesso gli 8 miliardi di euro, poco meno rispetto al 2021 (-0,3%).
Bilanciamento delle componenti
Questa sostanziale tenuta, secondo il Regolatore, “è il risultato del bilanciamento di tendenze contrapposte delle diverse tipologie di ricavi, per cui l’andamento negativo della raccolta pubblicitaria – che perde il primato tra le fonti di finanziamento del mezzo (rappresentando il 37% del totale) – e delle offerte a pagamento su digitale terrestre e satellite è compensato dall’incremento del canone e, soprattutto, dalla decisa crescita della componente online della tv a pagamento”.
Concentrazione nel settore
Valutando la concentrazione nel settore, nell’ultimo anno per l’Autorità “ne va sottolineata una diminuzione del livello (per cui l’indice HHI – Herfindahl-Hirschman Index della televisione nel suo insieme scende al di sotto dei 2.000 punti), sebbene i primi tre operatori detengano ancora il 73% delle risorse complessive”.
RAI, Comcast/Sky, MFE-Mediaset
RAI, come nel 2021, occupa la prima posizione (con una quota prossima al 30%), davanti a Comcast/Sky (23%), che continua a scontare il decremento dei ricavi da vendita di abbonamenti. Fininvest, attiva nel settore mediante le società del gruppo MFE-Mediaset, mantiene il terzo posto (detenendo circa il 20% del totale degli introiti televisivi).
Su Netflix, DAZN, TIM, Disney +, Prime Video
Tra i restanti operatori, anche in ragione dell’attrattività dei contenuti premium (quali film, serie tv, eventi sportivi come il campionato di calcio di Serie A o la Champions League) che compongono le proprie offerte, aumenta sensibilmente l’incidenza delle piattaforme online (tra cui Netflix, DAZN, TIM, Disney +, Prime Video), che guadagnano porzioni di ricavi, arrivando a rappresentare congiuntamente il 17% delle risorse economiche del settore televisivo (+5 punti percentuali rispetto al 2021).
Analisi scomposta
Scomponendo l’analisi in relazione ai due ambiti di mercato (tv in chiaro e tv a pagamento distinti sotto il profilo merceologico), Agcom rileva “come la quota maggiore delle risorse economiche complessive (60%) permanga appannaggio del mercato dei servizi di media audiovisivi in chiaro, che nel 2022 vale quasi 4,8 miliardi di euro, in lieve riduzione rispetto al 2021 (-0,9%). Un leggero incremento (+0,5%) si riscontra, invece, per i ricavi totali della tv a pagamento, che ritornano al di sopra dei 3,2 miliardi”.
Pay tv
Riguardo alla televisione a pagamento, come anticipato, secondo l’Autorità, “si assiste anche nel 2022 all’oramai consolidata contrapposizione tra l’andamento (negativo) dei ricavi afferenti alle piattaforme satellitare e digitale terrestre e quello (positivo) delle risorse riconducibili all’offerta di servizi di media audiovisivi online”.
Dettaglio ricavi abbonamenti e pubblicità settore pay
Più precisamente, per le piattaforme tradizionali, i ricavi derivanti da vendita di offerte a pagamento (pay tv e pay per view) e raccolta pubblicitaria sui canali a pagamento – che congiuntamente costituiscono il 53% del totale degli introiti della tv a pagamento – diminuiscono del 19,2%.
SVOD, EST, TVOD
Diversamente, le risorse generate dalle offerte a pagamento sul web, includendo sia le sottoscrizioni di abbonamenti (S-VOD), sia la vendita e il noleggio di singoli contenuti (EST e T-VOD), presentano un tasso di crescita del 37,9%.
Cresce l’IP
I ricavi riferibili a quest’ultima componente assumono, dunque, un valore sempre più rilevante, tanto da raggiungere 1,5 miliardi di euro nel 2022, con un’incidenza sul totale della tv a pagamento che nell’arco di cinque anni risulta quintuplicata.
Effetti riduzione entrate da abbonamenti sat e DTT
Gli effetti della nuova battuta d’arresto delle entrate da abbonamenti su satellite e digitale terrestre e il perdurante rafforzamento delle quote di ricavi acquisite dalle piattaforme online attive nell’offerta di contenuti audiovisivi sul web si ripercuotono sugli assetti di mercato.
Concentrazione tv a pagamento
Sul punto Agcom, nella sua relazione, riscontra “una spiccata riduzione del livello di concentrazione della tv a pagamento, con l’indice HHI che, nonostante continui a essere superiore ai 3.600 punti (nel 2021 era di poco inferiore ai 5.000 punti), si dimezza rispetto al 2019”. (M.R. per NL)