S’avvicina la riscossa per i bistrattati fornitori di contenuti. Archiviata l’illusione dell’eldorado dell’attività di network providing DTT (rivelatasi una clamorosa bolla), il mercato manifesta esigenze di prodotti tv tematici.
A trainare la domanda le esigenze di un pubblico sempre più attratto da contenuti originali (sul modello di Real Time, D Max, Fine Living, ecc.) vi è il crollo dei canoni per la capacità trasmissiva, arrivati ormai a tariffe che consentono di conciliare budget di trasporto con costi di produzione dei programmi (prima le ingenti spese per i vettori limitavano la destinazione di risorse per la creazione di contemuti), ma anche e soprattutto lo sviluppo delle smart tv, che, secondo le stime dell’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, a fine 2014 saranno 5,9mln (+40% vs 2013, anche se solo nel 35% dei casi sono realmente connesse a internet). Sul profilo dei ricavi ottenuti attraverso le connected tv (ricavi da adertising e offerte pay), dai 25mln del 2013 si dovrebbe salire ai circa 35mln del 2014 (+40%), tenuto conto che le sole offerte con sottoscrizione di abbonamento (Skyonline, Infinity e Timvision) sarebbero cresciute del 31%. I numeri elaborati da Studio Frasi su dati Auditel evidenziano un aumento da 330mila a 2,4mln negli spettatori delle tv connesse al web. Un segnale che anche i content provider locali dovrebbero cogliere al volo. (M.L. per NL)