Lo switch off (ammesso che sia corretto definirlo tale, trattandosi piuttosto di uno switch-over) al DVB-T2 previsto entro il 30 giugno del 2022 dovrebbe portare nel breve termine al miglioramento dei formati della televisione e del canale di trasmissione.
Fra meno di quattro anni ci sarà l’addio al digitale terrestre T1 per dare spazio al nuovo sistema ed all’integrale sostituzione del paro ricevitori.
Con lo standard HbbTv 2 (Hybrid broadcast broadband, trasmissione a banda larga ibrida), che dovrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione nel salotto di casa, coniugando contemporaneamente le potenzialità del T2, dei servizi broadband, del web e delle Smart Tv di nuova generazione, la nuova tv diventa ibrida, multipiattaforma e fruibile da qualsiasi sorgente che sia satellite, digitale terrestre o rete ip.“Molto bolle in pentola sia per migliorare i formati della televisione sia per prepararne di più immersivi, utilizzabili sia sui dispositivi che sulle reti di trasmissione – ha chiarito Leonardo Chiariglione, fondatore di Mpeg, a margine del meeting di Salerno sulla “Televisione 4.0” – L’utente diventa protagonista, mentre i limiti tecnologici vengono spinti molto più avanti, con la cattura dell’informazione visiva non più dimensionale, ma spaziale”. L’esperienza multimodale aumenterà l’interazione tra l’utente e il televisore con nuovi metodi di fruizione dei contenuti grazie ad un unico telecomando. Il pericolo è, semmai, quello di un’estremizzazione della personalizzazione televisiva che può provocare disorientamento nella scelta dei programmi con il rischio che la tv ad personam possa diventare oppressiva (un po’ come accade in taluni casi con lo strapotere ed il controllo da “Quarto potere” degli OTT del web): “È una rivoluzione già in atto – ha aggiunto Piero Altoè, Business Development Manager HPC/DL NVIDIA – Il tempo medio di attenzione è di 8 secondi e in questo arco temporale noi siamo in grado di discernere perché, abituati al multitasking, abbiamo sviluppato capacità di concentrazione tale da discriminare e scegliere. I broadcaster devono essere incisivi, quindi, in pochi secondi.
Servono competenze estremamente specifiche”. Le affermazioni di Altoè scacciano gli allarmismi ma è inutile nascondere come il processo di democratizzazione dell’utilizzo del medium aprirà nuovi scenari anche in alcune situazioni delicate. Come quella che riguarda il mestiere del giornalista, costretto a confrontarsi quotidianamente con la concorrenza delle fake news che affolleranno sempre di più lo spazio dinamico del multiscreen. Non meno interessante sarà seguire l’evoluzione dei palinsesti e della programmazione dei canali televisivi proiettati in un sistema multipiattaforma che metterà sullo stesso piano diversi protagonisti, dai servizi streaming ai social network passando per reti pubbliche e private. “L’innovazione tecnologica darà origine ad un ecosistema di dispositivi, con una modalità di visione collettiva che si muove tra schermo della tv, tablet, smartphone. L’audience si frammenta determinando il declino del palinsesto, con lo sviluppo della bidirezionalità. Siamo passati dall’era dell’informazione alla network age, ovvero della relazione. La parola chiave è “on demand”: il fruitore non è assediato dai contenuti, ma sceglie cosa vedere” – ha concluso Ciro Gaglione di Sky Italia. (M.R per NL)