Arriva finalmente anche in Italia il sistema HbbTV 2.1, la nuova tecnologia che integra IP e DDT.
Come ampiamente dedotto su queste pagine da almeno un anno a questa parte, l’ibridazione di contenuti e piattaforme è l’aspetto più innovativo di radio e televisione, le quali in un periodo prolungato di interregno (si parla di 10-15 anni) si devono necessariamente declinare su ogni vettore disponibile al fine di “raggiungere sempre e comunque l’utente” (must di radio e tv 4.0).
Così ogni radio o televisione che voglia continuare a definirsi tale deve presidiare ogni carrier fruibile: digitale terrestre (DAB+ per radio, DTT per tv), sat e IP, oltre naturalmente alla ancora essenziale FM per la radiofonia sonora; piattaforme che diventano paritarie, integrate e mutualmente essenziali.
Nel merito, in ambito tv, la versione 2.1 dello standard HbbTV (acronimo che sta per Hybrid Broadcast Broadband TV) è basata sul protocollo Html 5 e viene presentata come il modello per la tv del futuro.
Verso il pensionamento, quindi, il vecchio MHP (Multimedia Home Platform), formato in ambiente DVB che definisce l’interfaccia software tra le applicazioni interattive digitali e gli apparati dove queste sono attivate (cioè il cd. set-top box). A riguardo, va detto che al momento il MHP è lo standard per la televisione digitale interattiva più diffuso in Italia, nonché l’unico adottato nel nostro Paese da tutti i broadcaster con effetti distorsivi rilevanti per i produttori di “smart TV”, costretti a sostenere costi aggiuntivi (che ovviamente ricadono sui clienti finali) per realizzare delle versioni compatibili con questo standard solo per una nazione.
Anche per questo motivo, dovendo aggiornare sia lo standard MHP che quello HbbTV ad uno più moderno, i produttori ed i broadcaster hanno concordato il passaggio al formato HbbTV 2.0 (incompatibile con la vecchia versione di HbbTV) anche per l’Italia in coincidenza con l’imminente liberazione della banda 700 MHz dalle trasmissioni tv (per far posto al 5G) che determinerà la totale riscrizione del panorama diffusivo con uno switch-over dal 2020 al 2022.
Il meeting di Roma andato in scena il 17-18 ottobre promosso dall’associazione HD Forum Italia di Manlio Mari ha permesso di fare il punto sulla situazione.
La nuova tecnologia “avrà un impatto considerevole in primo luogo sull’industria manifatturiera – ha sottolineato Marco Pellegrinato, vicepresidente di HDFI, a margine dell’evento – Il motivo è semplice: essendo HbbTV 2.0.1 uno standard condiviso a livello europeo e non solo, da ora in poi i costruttori di TV non dovranno più realizzare prodotti specifici per l’Italia”.
Il processo di transizione dovrebbe durare almeno due anni, nei quali i due standard dovrebbero coesistere con trasmissioni in simulcast.
L’ultimo firmware, che dovrebbe far fare il passo in avanti anche al Belpaese, supporta una risoluzione più alta di 1280 x 720 pixel e dispone di una migliore interfaccia e di un’integrazione superiore con le cam CI plus 1.4. Con i televisori di serie in vendita dal prossimo semestre sarà possibile passare dalla dimensione broadcast a quella broadband semplicemente premendo un tasto del telecomando.
I satellitari entrano nel gioco delle parti provando a sfruttare al meglio la possibilità di business offerta: Tivùsat ha anticipato tutti lanciando ‘Tivùon’, mentre Eutelsat ha creato Sat.Tv. Il prossimo 6 novembre dovrebbe nascere anche la suite HbbTV2 di Mediaset con nuove app sviluppate di TgCom, Sport Mediaset e Meteo.it.
Il processo di “europeizzazione” portato avanti dall’Italia porterà notevoli vantaggi anche per quanto riguarda l’advertising: tra i nuovi servizi forniti su Smart Tv e set-top-box ci saranno quelli che consentiranno, durante gli spot pubblicitari, l’interazione tra utente e prodotto attraverso, ad esempio, QR code fotografabile o apertura di mini siti di natura commerciale con buoni sconto. (M.R. per NL)