Il futuro del vecchio medium sarà ancora sullo schermo tv più o meno tradizionale, ma passerà attraverso il web.
Fino a due anni fa poteva sembrare una previsione ardita, ma l’ingresso nel mercato di nuovi decoder che consentono di visualizzare il web sui tradizionali televisori, la dice lunga su come potrebbe evolversi il più gettonato mezzo di comunicazione di massa del mondo. In Italia abbiamo da poco assistito al lancio di CuboVision (CV) di Telecom Italia, un dispositivo curioso nella forma (sembra un soprammobile degli anni ’60), ancora più originale nel contenuto. Infatti, oltre a consentire l’accesso alla televisione digitale terrestre, CV permette di visualizzare sulla tv una serie di contenuti estrapolati dal web, la cui interfaccia viene adattata proprio pensando alle esigenze di fruizione di un telespettatore dotato di telecomando. Interpellando Telecom Italia, abbiamo potuto apprendere anche che “CuboVision consente attualmente di visualizzare le webTV www.La7.tv e www.YouTube.com, con tutti i canali connessi. La caratteristica principale di CuboVision è quella di semplificare l’accesso a contenuti multimediali online, provenienti dalla rete internet. Prossimamente il catalogo delle WebTV si amplierà in modo importante. Il servizio è totalmente gratuito e può ospitare qualsiasi WebTV ne faccia richiesta”. Inoltre, per diventare parte dell’offerta di web tv disponibile per CV non è necessario sottoscrivere alcun contratto con Telecom Italia: anche qui TI interviene puntualmente sulla questione, spiegando che occorrerà esclusivamente “definire le modalità tecniche per trasferire la user interface delle classiche WebTV, costruite per un mondo PC, al mondo televisivo”. In altre parole, per essere “intercettati” da CV sarà sufficiente comunicarlo a Telecom Italia e adattare il proprio sito, o la propria web tv, all’interfaccia televisiva (in modo analogo, probabilmente, a quanto succede per www.La7.tv o YouTube XL – entreremo più nel dettaglio prossimamente, appena Telecom Italia ci invierà un modello della nuova release di CV). A quel punto il proprio prodotto televisivo potrà essere raggiunto dall’utente in maniera estremamente semplice, senza peraltro la complicazione di stabilire un ordine tematico sui “canali” disponibili attraverso la pregiudizievole metodica LCN – Logical Channel Numbering (è noto il fatto che a causa della moltiplicazione dei contenuti cui stiamo assistendo sul digitale terrestre, molte emittenti locali rischiano effettivamente di essere cacciate in una sorta di “dimenticatoio digitale”). Infatti, se l’offerta tv dovesse raggiungere le dimensioni “importanti” suggerite da Telecom Italia, è altrettanto possibile che, per trovare il proprio contenuto, CV consenta al telespettatore di utilizzare i caratteri alfabetici disponibili sul telecomando (già presenti sul telecomando di Sky) e digitare il nome della web tv in una sorta di motore di ricerca dedicato. A quel punto, i numeri del telecomando passerebbero in secondo piano, di pari passo alla numerazione LCN, e i contenuti offerti dalla televisione apparirebbero tutti sullo stesso piano e, quindi, privi di un ordine numerico che, per molti, risulta compromettente. Del resto è noto che per internet siamo tutti sullo stesso piano: nel web ci puoi essere o non essere, ma nessuno può stabilire l’ordine con il quale l’utente dovrebbe visualizzare le pagine. Per esempio, se vogliamo leggere la prima pagina del Chicago Tribune, non dobbiamo fare “zapping” tra le homepage di quotidiani con maggiore diffusione. E non ci servirà neppure ricordare in quale posizione (numerica) sia stato collocato il sito web di riferimento. È sufficiente scrivere su Google (o altra motore di ricerca) il nome della testata e il contenuto apparirà tra i primi risultati generati dal sistema. Se una metodica simile fosse applicabile alla tv (o meglio, a quelle televisioni che decideranno di trasmettere attraverso il web, pur rimanendo visualizzabili sui grandi schermi), i contenuti locali potranno occupare posti equivalenti ai contenuti nazionali, stabilendo, come per internet, un ordine esclusivamente meritocratico, dove il sito più cliccato è quello che raccoglie maggiore pubblicità. Qualcosa di molto simile accade su Boxee Box, un altro decoder tecnologicamente evoluto che consente la visualizzazione di applicazioni web o web tv sulla tv tradizionale. Presentato al Ces di Las Vegas da D-Link, Boxee Box trasmette al grande schermo un layout grafico simile a quello di iPhone, dove ogni contenuto è abbinato ad un quadratino colorato con un logo distintivo. Muovendosi con le frecce del telecomando sul menù è possibile spostarsi da Facebook alla CNN, dalla Fox a YouTube, da Twitter alla CBS. Contenuti diversi, provenienti da piattaforme diverse e, per una volta, tutti sullo stesso piano. Senza poi considerare i dettagli riguardanti la notevole qualità di riproduzione dei video, che sul web ha già raggiunto la definizione dei migliori televisori sul mercato (provare per credere: è sufficiente digitare “1080p” su YouTube e scegliere un video tra quelli proposti). Ma c’è ancora un dettaglio che preoccupa gli editori e gli operatori del settore; una complicazione per la quale non sembra siano ancora stati ottenuti risultati soddisfacenti e che, di fatto, rallenta gli investimenti sul web: lo streaming, cioè l’adattamento al web del concetto di "diretta" radio-tv. Pensandoci bene, nell’imminente futuro, le uniche tipologie di contenuti che necessiteranno la diretta potrebbero essere gli eventi sportivi e i telegiornali. Tutto il resto rimarrà on demand. Un po’ come già accade, solo negli States, con www.Hulu.com di News Corp. (in Nord America il numero di telespettatori che segue le serie tv online è già maggiore di quello che le segue sulla tv via cavo). Insomma, come ha anticipato il titolo di questo contributo, tutto fa pensare che la tv del futuro si vedrà ancora sui grandi schermi, ma potrebbe passare esclusivamente dal web. Dunque, nessun problema per gli arredatori e i produttori di televisori: chi disegnerà il proprio salotto, lo farà ancora con una prospettiva “tele-centrica”. Quanto invece all’emittenza locale, generalmente svantaggiata rispetto agli operatori nazionali, diventa fondamentale prepararsi a fare un altro grande salto, sperando in un futuro migliore. (Marco Menoncello per NL)