Evidentemente rassicurati dal “pugno di ferro” (per quanto in odore di incostituzionalità) promesso dal governo sulla liberazione della preziosa banda degli 800 MHz, gli operatori di telecomunicazioni giungono in soccorso dell’asta salva-bilancio per il dividendo esterno del DTT.
La fame di spettro è alta, alimentata anche dalle polemiche estive su una larga banda wireless fatta in gran parte di vane promesse. Nota dolente la mancata partecipazione di PosteMobile, su cui si puntava per possibili rilanci e conseguenti ricavi oltre la soglia dei fatidici 2,4 miliardi di euro. L’outsider Linkem, date le dimensioni, potrà al massimo garantire una parvenza di competitività a una gara che rischiava di ridursi a mera assegnazione delle frequenze ai soliti noti. Intanto, al di là dei molto probabili conflitti giudiziari con le emittenti locali, si profila all’orizzonte l’ombra dell’accecamento interferenziale da parte dei nuovi impianti dell’internet mobile ai danni dei canali TV della banda sottostante: la guerra stavolta potrebbe coinvolgere anche i superplayer del broadcast, con immaginabili conseguenze sul già poco luminoso futuro dell’innovazione digitale all’italiana. (E.D. per NL)