La denuncia arriva da Reporters Sans Frontieres che ricorda come tra gli altri siti oscurati ci siano anche quelli di Youtube e di Dailymotion. In questo modo, “la censura tunisina ha colpito tre popolari siti che non intendono avere alcun impatto politico”, afferma Rsf aggiungendo che “le autorità vogliono controllare l’interscambio online di informazioni cosi’ che i dissidenti non possano esprimersi”.
Secondo la compagnia Buzz2com, in Tunisia Facebook aveva alla meta’ di agosto piu’ di 28 mila utenti, fra cui alcuni dissidenti, come Mohammed Abbou, che avevano lanciato sulle loro pagine un dibattito sulla situazione sociale e politica del paese maghrebino.
La censura contro Facebook segue quella del settembre 2007 contro Dailymotion e dello scorso novembre su YouTube (tuttavia ancora raggiungibile attraverso mirror italiani e francesi).
Ma il controllo sul web si estende anche ai messaggi di posta elettronica: in Tunisia, infatti, non e’ infrequente che email ‘scomode’ giungano vuote o scompaiano appena si apre la posta elettronica. Blocchi sono stati inoltre adottati agli allegati per il servizio di Yahoo mail. Si tratta – denuncia Rsf – dello stesso protocollo di controllo DPI utilizzato dalle autorita’ cinesi sui messaggi ‘scomodi’ (con informazioni su Tibet o la setta Falun Gong. La Tunisia, conclude il comunicato di Rsf, e’ il paese del Maghreb che maggiormente reprime la libera circolazione di informazioni online ed e’ nella lista dei ‘nemici di Internet’ compilata dall’organizzazione per la liberta’ di stampa e di espressione.