Recentemente eravamo tornati sull’argomento della scomparsa della tv Svizzera italiana nel nostro paese (oggetto di un’intensa campagna di proteste estiva del sito Daxmedia.net, che purtroppo non aveva sortito effetto positivo) informando della incomprensibile decisione della TSI di vietare alle tv locali italiane (con particolare attenzione a quelle attive sul territorio precedentemente illuminato in maniera diretta dalla TSI stessa) dei propri programmi, a costo zero e senza inserimenti pubblicitari diversi da quelli originari.
Dalla notizia era nato un proficuo confronto tra i lettori che avevano sostenuto o contestato la decisione della televisione della Confederazione elvetica.
Le motivazioni giuridiche addotte (sostanzialmente incentrate su una questione di diritti di trasmissione internazionale), non avevano convinto, considerato che comunque quei programmi, volendo, potevano (e possono) già essere ricevuti dall’utenza lombarda installando sistemi di ricezione dedicati (sicché, trattasi di programma già “in aria” sul medesimo bacino, non vi sarebbe stata violazione).
Torniamo ora sull’argomento pubblicando un’e-mail, inviataci da un lettore del Verbano, che propone una diversa soluzione (ma anche una differente chiave di lettura) della problematica.
Premeno (VB) , 06 Gennaio 2007
Sono da anni un assiduo e solerte telespettatore della TSI , la visione di alcuni significativi programmi anni orsono , mi ha consentito di formare parte del bagaglio intellettivo attuale .
Circa la dibattuta questione dell’attuale o quasi assenza del segnale di tale tv nel suo “naturale” bacino d’utenza vorrei far osservare che :
-Vero che l’attuale configurazione strutturale del sistema globale delle telecominicazioni molto diverge dal passato ;
-Vero però che lo scopo che spinse la “esigua” ma orgogliosa comunità delle Famiglie dei Ticinesi ad avventurarsi nell’etere telesisivo non è certamente veunto meno nel corso degli anni : non è nella loro natura .
-Vero che lo spazio atimosferico attraverso cui viaggiano, con alterne vicende , le onde elettromagnetiche , cade in base ai principi fondamentali del diritto internazionale, sotto la sovranità degli stati.
Quindi e’ un compito del potere legislativo di tali soggetti sovraordinati, di disciplinare , in modo preciso ed adeguato la materia di cui continuiamo a lamentare una vacatio legis.
E’ un dovere di buona deontologia politica del sistema dei rapporti tra Italia e COonfederazione elvetica risolvere concretamente il problema .
Non è una questione tecnico-giuridica , ma solo politica: in una regione italiana a statuto speciale come la Valle d’Aosta, RAIWAY diffonde in analogico dalle sue postazioni il Primo canale in lingua francese della SSR e della Tv pubblica francese .
Non credo che la prosecuzione temporanea della visione della TSI in analogico o digitale che sia, possa essere gestita da soggetti privati.
Tutto cio’ affermato ritengo possa adeguatamente esprimere il mio pensiero sull’argomento.
Nell’attesa di un Vs cortese e gradito riscontro , colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti ed Aguri di Felice Anno Nuovo .
Paolo Masneri
In pratica, il lettore suggerisce di demandare a RAI il relay dei programmi della TSI nelle regioni italiane che hanno maggiori legami socioculturali con la Confederazione elvetica.
A prescindere che non comprendiamo la ragione di dover demandare (così limitandone la portata) tale incombenza al comparto pubblico (che probabilmente la “subirebbe”, mentre i privati hanno dato dimostrazione di volerla promuovere, sottolineando una maggiore determinazione a riguardo), non crediamo che RAIWAY – che ha già difficoltà a diffondere i propri contenuti sia in analogico che in digitale per dichiarata carenza di risorse radioelettriche – possa garantire quella rapidità di decisione che il caso imporrebbe.
Per contribuire al dibattito: [email protected]