Newsletter del 16/7/2007 di Studio Cataldi
Milano, 13 lug. (Adnkronos/Ign) – Ventisei persone sono state arrestate dagli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano nell’ambito dell’operazione “Phish&Chip” per il contrasto al fenomeno delle truffe informatiche. A finire in manette sono stati 18 italiani e 8 stranieri dell’Est europeo arrestati per associazione a delinquere dedita al phishing: lo sfruttamento dei dati personali di accesso ai servizi bancari o postali attraverso e-mail e la successiva sottrazione di somme di denaro. Ordinanze eseguite nelle province di Milano, Brescia, Novara, Como, Firenze, Parma, Forlì e Pescara. Un’accusa per cui in Italia finiscono per la prima volta in manette delle persone. A guidare la banda, responsabile di truffe ai danni di oltre cento correntisti, era un hacker ventiduenne, arrestato dopo 12 ore di fuga, che ha confessato agli uomini delle Fiamme Gialle di mandare dal proprio computer portatile false e-mail a clienti di Poste italiane e di entrare così nei loro conti correnti. Un meccanismo che ha permesso al gruppo criminale in un’occasione di sottrarre, in pochi minuti, a tre correntisti milanesi di Bancoposta oltre 65mila euro. L’hacker inviava i messaggi di posta elettronica simulando la provenienza da parte di Poste italiane. Utilizzando immagini, testi e veri e propri cloni dei siti originali il correntista postale o bancario veniva convinto dell’autenticità del messaggio e rilasciava il numero del conto e la password. Una volta in possesso di questi dati i malviventi entravano in azione. Il prelievo illecito avveniva sempre con lo stesso meccanismo. Alcuni componenti del gruppo andavano in casinò italiani ed esteri, soprattutto in Germania, Austria e Grecia, e con le carte di credito cui avevano accesso illegale acquistavano il maggior numero di fiches, riuscendo così a sottrarre fino a 3mila euro contro un prelievo di 250 euro possibile, invece, da un bancomat. Un meccanismo su cui gli agenti della Guardia di Finanza hanno iniziato a indagare a febbraio scorso quando uno dei membri ha utilizzato la stessa sim card per le operazioni illecite e le conversazioni tra gli affiliati, permettendo così di arrivare al capo della banda. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati sequestrati alcuni computer portatili, cellulari, documenti falsi e centinaia tra carte di credito e prepagate di diversi istituti di credito, carte postpay.