Il 18 novembre il TAR Lazio discuterà la prima istanza cautelare avanzata da alcuni operatori di rete locale contro l’assegnazione dei diritti d’uso nell’AT3.
E siccome ci sono sessanta giorni di tempo per ricorrere e a una settimana dai provvedimenti di assegnazione si calcolavano già diverse decine di ricorsi muniti di richiesta di sospensione dell’efficacia delle determine ministeriali impugnate diretti ai giudici amministrativi, è molto probabile che, alla fine, i magistrati laziali avranno un bel daffare sulla tv digitale. E ciò anche in considerazione del fatto che ai delusi all’istante si stanno aggiungendo molti beati della prima ora, che, dopo l’ingenua euforia, cominciano a sentir odore di fregatura per il fatto di aver poi scoperto di avere – a differenza di qualche privilegiato – non pochi interferenti sulle frequenze di cui pensavano di godere in esclusiva. Eppoi, in sentore di tromba, ci sono i destinatari dei canali dal 61 al 69 UHF, che si chiedono come e quando dovranno fare i conti con la destinazione di tale sottobanda all’internet mobile (che avrà una violenta impennata con la liberalizzazione delle connessioni wi-fi). Come sempre accade in Italia, la palla passa quindi alla magistratura. Per ora, amministrativa.