Roma, 15 maggio 2008. «D’Avanzo mi ha diffamato, ho deciso di querelarlo. Appena esco dall’incubo di questi giorni, che sto passando a scrivere precisazioni ai giornali contro il fango che hanno gettato su di me, firmo il mandato al mio avvocato. Io non ho mai avuto vacanze pagate da nessuno e non ho mai conosciuto mafiosi, nè dopo nè prima che fossero condannati. Chi dice il contrario lo querelo». Marco Travaglio spiega così, all’ADNKRONOS, la sua intenzione di portare in tribunale la querelle avviata con il collega Giuseppe D’Avanzo di «La Repubblica». Al centro dello scontro fra i due i rapporti fra Travaglio ed il maresciallo della Gdf, in forza alla Dia, Giuseppe Ciuro, che subì una condanna a quattro anni e sei mesi per violazione del sistema informatico della Procura di Palermo. D’Avanzo prima cita la frequentazione e poi riporta l’intercettazione di una telefonata del 2003 nella quale i due dialogano e fra gli argomenti c’è anche il conto di un albergo dove Travaglio aveva trascorso la villeggiatura. Travaglio ricostruisce i suoi rapporti con Ciuro, in una lettera pubblicata oggi da «La Repubblica» e spiega che, quanto ad alberghi e conti relativi, dato che Ciuro gli aveva segnalato un albergo in cui trascorrere le vacanze a Trabia ed il conto finale era stato il doppio della tariffa pattuita con l’albergatore lui lo riferì allo stesso Ciuro. Alla lettera di Travaglio pubblicata oggi da «La Repubblica», D’Avanzo risponde sul quotidiano che «nessuno ha mai messo in dubbio l’onorabilità di Travaglio» bensì «si è voluto soltanto ragionare senza ipocrisia su un metodo giornalistico che, con niente o poco, può distruggere la reputazione di chiunque». (Adnkronos)