Dal 28 agosto Rai Storia, Rai Scuola, Rai Radio 2 Visual saranno visibili solo a coloro che hanno televisori predisposti a ricevere trasmissioni T2 (DVB-T2), avverte RAI in questi giorni. Immaginiamo ci saranno code davanti ai negozi di elettronica di consumo per l’acquisto di televisori compatibili col nuovo standard…
Al di là delle battute, si tratta dell’ennesima dimostrazione che da parte dei broadcaster non vi è alcuna volontà nel favorire la migrazione alle trasmissioni T2, che avrebbero dovuto essere a regime da quasi quattro anni a questa parte. E ciò perché i veri obiettivi sono altri…
Non che la decisione debba stupire: già a gennaio di questo anno anticipavamo che l’ennesima proroga della partenza delle trasmissioni T2 (fissata a marzo 2024) sarebbe stata bucata e non se ne sarebbe parlato prima di settembre. E soprattutto, spiegavamo, perché avremmo visto tanto fumo e poco arrosto.
Recap
Facciamo, come sempre, un recap della vicenda.
All’inizio dell’anno scrivevamo che la conversione in DVB-T2 del mux B, sarebbe slittato ulteriormente. Specificamente collocandosi a settembre 2024.
L’obbligo di avvio delle trasmissioni T2
Il nuovo contratto di servizio tra RAI e Ministero delle imprese e del made in Italy (2023-2028), poi pubblicato in GU (solo ed opportunamente) il 24/05/2024, all’art. 15 c 3 dispone infatti che “In funzione della propria strategia editoriale, la Rai utilizza la capacità trasmissiva assegnata in modo adeguato alla distribuzione della propria offerta televisiva con elevata qualità dell’immagine e del suono, allo sviluppo dell’alta definizione e all’assolvimento dei propri compiti di sperimentazione ed innovazione.
Entro il 1° semestre 2024 le trasmissioni T2
A tale fine la Rai si impegna a diffondere un proprio mux nazionale in standard DVB-T2 entro il 1 settembre 2024, e a predisporre il passaggio dei restanti mux in standard DVB-T2 secondo la roadmap predisposta dal Ministero in coerenza con la normativa di settore.”
Rischio audience sportiva
Troppo alto, infatti, il rischio di incidere sugli eventi sportivi degli Europei di calcio (14 giugno/14 luglio) e delle Olimpiadi 2024 (26 luglio/11 agosto). Ma, soprattutto, troppo tardi rispetto agli sviluppi tecnologici sopravvenuti.
Sistema studiato per T2 attivo in T1 da quasi 4 anni
Ricordiamo che la conversione del mux dovrebbe essere finalizzata a favorire la migrazione del sistema post refarming della banda 700 MHz, studiato per il T2 ma operativo, coi limiti del caso, sia quanto a disponibilità di capacità trasmissiva che diffusivi, in T1.
T2 non significa necessariamente HEVC
La conversione in T2, è bene precisarlo, non necessariamente comporta l’adozione dello standard HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding, standard di compressione video approvato nel 2013, erede dell’H264/MPEG-4 AVC), per il quale, viceversa, non ci sono obblighi temporali di adozione.
I penalizzati
Tuttavia, da subito era stato valutato che convertire un intero mux in T2 (non si può operare sui singoli contenuti) avrebbe comportato l’irricevibilità dei canali trasportati a quell’utenza priva di tv/decoder adeguati al relativo standard (sono T2 ready i tv venduti a partire dal 2017 in poi), così penalizzando una quota rilevante di pubblico (8,4 mln di famiglie al 2023, secondi i dati Auditel-Censis), con discriminazioni per quest’ultimo e per la RAI stessa, che avrebbero subito un calo d’ascolto sui FSMA veicolati sul multiplexer convertito (da T1 a T2), a vantaggio dei concorrenti privati (Mediaset in primis).
Nessuna proroga alla sperimentazione
Posticipare la sperimentazione, però, non si sarebbe potuto, considerato che la fase transitoria avviata col refarming dovrebbe comunque concludersi auspicabilmente entro il 2025 (quando l’intero sistema dovrà migrare in T2, salvo modifiche normative).
La risorsa inutilizzata
Per conciliare l’esigenza, si era quindi pensato di sfruttare una risorsa inutilizzata: quella della 12^ rete nazionale, da quasi due anni nel cassetto e sulla cui destinazione finale (radio o tv) si discute da tempo, con tanto di provvedimenti interlocutori di Agcom.
La 12^ rete nazionale
Con la Delibera n. 25/23/CONS del 08/02/2023, Agcom, all’esito della consultazione pubblica indetta con la delibera n. 366/22/CONS, aveva infatti definito la nuova procedura per l’assegnazione del diritto d’uso delle frequenze pianificate per la 12^ rete del servizio di radiodiffusione digitale terrestre, secondo quanto previsto all’art. 10, comma 4, della delibera n. 65/22/CONS.
Il merito della Delibera n. 25/23/CONS
Il provvedimento stabiliva la procedura per il rilascio del diritto d’uso delle frequenze televisive per la 12^ rete nazionale del PNAF, rimasto inassegnato al termine delle precedenti procedure di cui alle delibere n. 129/19/CONS e n. 65/22/CONS.
Big Ben ha detto stop
Al momento della pubblicazione del provvedimento cessava quindi la possibilità di applicazione dell’art. 2, comma 2, lett. b), della delibera n. 129/19/CONS.
Nessun accordo tra Retecapri ed Europa 7
Sul punto, ricordiamo che gli operatori di rete nazionali Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino (nota come Retecapri) ed Europa Way (conosciuta come Europa 7), cui in occasione del refarming della banda 700 MHz sarebbe spettato mezzo mux a testa (con un diritto d’uso specifico in capo ad una ed uno generico per lo sfruttamento del 50% della capacità all’altra), nonostante diversi tentativi, non avevano infatti raggiunto un accordo per la gestione condivisa della 12^ rete in ambito nazionale.
L’invito formale del Ministero
Conseguentemente, l’allora Mise (oggi MIMIT), in data 20/05/2022, aveva inviato ai due player una lettera di invito a presentare un’offerta per l’assegnazione dell’unico diritto d’uso delle frequenze pianificate per la suddetta rete.
Niente di fatto
Assegnazione diritto d’uso 12^ rete nazionale
La quale aveva pertanto adottato un provvedimento che prevedeva che il diritto d’uso, utilizzabile esclusivamente per l’offerta dei servizi previsti con le frequenze pianificate dal PNAF, fosse assegnato mediante procedura comparativa onerosa senza rilanci competitivi.
Apertura ai nuovi entranti
Una procedura cui avrebbero avuto titolo a partecipare tutti i soggetti interessati, anche nuovi entranti nel mercato dell’offerta di capacità trasmissiva su reti digitali terrestri, in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara, ad eccezione dei soggetti con divieto di partecipazione.
Apertura a consorzi
La delibera stabiliva altresì la partecipazione di società consortili di cui all’art. 2602 del Codice civile, a condizione che assumessero, a pena di esclusione e revoca, anche successivamente all’aggiudicazione e comunque prima del rilascio dei diritti d’uso, la forma di società di capitali secondo quanto stabilito dall’art. 2615-ter del codice civile (oltre ovviamente a rispettare gli ulteriori requisiti previsti).
Novità per la 12^ rete
Fatto sta che, successivamente, non si erano registrati altri provvedimenti sul tema (qui per consultare la delibera n. 25/23/CONS). Da qui era nata l’idea di sfruttare transitoriamente la rete per la sperimentazione.
Attribuzione transitoria
Ovviamente RAI non pretendeva un’attribuzione definitiva della risorsa frequenziale della 12^ rete nazionale, considerato che ciò non sarebbe stato possibile per vincoli sul numero di reti, ma uno sfruttamento temporaneo, nelle more della decisione finale sul suo impiego, così salvando capra (mux B) e cavoli (obbligo di sperimentazione).
I malumori
A quanto pare, tuttavia, dopo la pubblicazione di questa ipotesi, molte sarebbero state le contestazioni a riguardo di una disparità di trattamento che si sarebbe verificata, considerato che le risorse della rete 12 erano già state richieste in precedenza per la soluzione di problemi di coordinamento delle frequenze assentite col refarming o per la radio digitale (DAB+). Con conseguente archiviazione della possibilità e ripristino dell’obbligo di conversione di un mux esistente.
Il formalismo
Così si è giunti ad oggi, col classico compromesso all’italiana: la partenza di trasmissioni T2 (rispettando l’obbligo di legge) attraverso un mux con contenuti di basso appeal (non ce ne vogliano i direttori di rete, ma questa è la realtà di massa) che non stimolerà alcuna progressione della vendita degli apparecchi predisposti al nuovo formato.
Nuovi standard oltre le trasmissioni T2
E ciò tantopiù che all’orizzonte si profila un nuovo standard di cui si dà conto all’art. 15 c. 10 del contratto di servizio Rai-Ministero si dispone che “In coerenza con l’obiettivo di facilitare l’introduzione di nuovi servizi di distribuzione televisiva rivolti all’utenza mobile e nomadica, la Rai sperimenterà lo standard 5G broadcast, con particolare riguardo alla copertura di aree metropolitane ad alto traffico IP, utilizzando frequenze UHF dedicate, identificate e assegnate dal Ministero, anche su base temporanea. La Rai sperimenterà il DVB-I e l’Hbbtv (per il quale si sta andando, quantomeno per l’ambito nazionale, verso una convalida d’impiego per acquiescenza delle soluzioni jump, anche se non codificate nell’ordinamento di specie, ndr) nonché le ulteriori tecnologie innovative che dovessero svilupparsi in futuro”.
La non novità
Ma anche questa non è una novità, visto che l’avevamo anticipata a novembre 2023.