Una volta tanto l’Italia ha anticipato (di 4 anni) un trend radiofonico USA. Gli ultimi dati della BIA Advisory Services, società americana di analisi e consulenza indicano che il trading di stazioni AM/FM nel 2020 è precipitato ai valori più bassi di sempre. E non per colpa del Covid.
Una tendenza che non indica che la Radio sia indirizzata al tramonto, ma che è cambiato il modello di valutazione.
Trading stazioni AM/FM ai minimi storici
Gli ultimi dati di BIA mostrano che il trading di stazioni radio è sceso a livelli che non si vedevano da anni. Solo 534 stazioni sono infatti state vendute nel 2020, per un valore stimato di 139 milioni di dollari. In confronto, nel 2011, oltre 1.000 stazioni erano state vendute per 1,1 miliardi di dollari.
Effetti pandemici?
Il crollo delle compravendite di emittenti radio può essere spiegato solo in parte con gli effetti economico-finanziari della pandemia. Infatti, sempre nel 2020, le transazioni di compagnie che si occupano di audio, in particolare produzione e distribuzione podcast, di digital audio e in generale di content providing hanno avuto un’impennata.
Calo d’interesse
Segno di un cambiamento dei tempi per un calo d’interesse verso le infrastrutture radiofoniche già (ampiamente) registrato in Italia da diversi anni a questa parte (Agcom lo aveva certificato addirittura nel 2017)?
Nì
Infatti l’interesse verso il medium radiofonico resta vivo. Solo che si sta spostando dal ferro ai contenuti (per chi ce li ha, ovviamente). Uniformandosi a quanto accaduto per l’editoria stampata e per la tv.
Contenuti
Insomma, come ormai accade in Italia, in sede di valutazione economica, disporre di infrastrutture diffusive vale sempre meno rispetto alla disponibilità di contenuti d’appeal distribuite su piattaforme eterogenee. E non necessariamente controllate.