Il player della telefonia Wind-Tre è pronta al disimpegno di 5.000 torri sulle oltre 15.000 possedute in Italia.
Il mercato del towering in Italia è particolarmente attivo, con operazioni di consolidamento e ristrutturazioni in vista dell’avvio del 5G entro il 2022, per le quali le telco si sono letteralmente dissanguate, sborsando 6,5 miliardi di euro nell’asta indetta dallo Stato per il rilascio delle relative frequenze.
Dopo la vicende dell’OPA di EiTowers, la notizia di questi giorni è che la CK Hutchinson (conglomerato multinazionale registrato presso le isole Cayman e con sede a Hong Kong, cui fa riferimento Wind-Tre) starebbe vagliando l’alienazione – prevista entro la fine dell’anno – delle 5.000 torri eccedenti nel pacchetto di 15.500 a seguito della fusione tra i due provider (8.500 Wind e 7.000 di Tre) con l’obiettivo di ridurre il suo debito dopo aver preso l’intero controllo della compagnia di telefonia e di poter sostenere l’acquisizione delle frequenze per il 5G.
Secondo Bloomberg, le opzioni allo studio da parte del management di CK Hutchinson includerebbero un dismissione totale degli asset eccedenti rispetto al fabbisogno concreto di 10.000 torri di Wind-Tre (per 1 miliardo di euro), oppure la vendita di una quota di minoranza.
Interesse per il deal sarebbe stato avanzato dalla rinnovata EI Towers (partecipata dal fondo di investimenti f2i e da Mediaset al 40%), da Inwit (gruppo Telecom Italia, primo player in Italia), da Cellnex (operatore indipendente leader in Europa nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni, con un portafoglio totale di più di 28.000 torri), ma anche da American Tower Corporation (player USA – ha sede a Boston – nell’ambito del wireless e broadcast towering). (E.G. per NL)