RAI non potrà scendere sotto il 51% del capitale di Rai Way per cui Ei Towers dovrà rinunciare alla sua offerta sulle torri della tv pubblica, subordinata al conseguimento di almeno il 66,7% del capitale, o accontentarsi di restare un azionista di minoranza, con una quota in ogni caso non superiore al 49%.
Il tutto salvo ripensamenti politici, ovviamente. In ogni caso, la controllata di Mediaset non ci sta e contesta l’esistenza di leggi che impedirebbero la sua opas, che definisce «valida e legittima». La risposta di Viale Mazzini alla Consob, che chiedeva chiarimenti sulla possibilità di disporre liberamente del 65% del capitale di Rai Way in suo possesso, procura a Mediaset l’ultimo «no» all’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata dalla sua controllata, allineandosi alla posizione del suo azionista unico, il Tesoro, che già aveva chiuso la porta con un «duetto» del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del premier, Matteo Renzi, entrambi inamovibili sul mantenimento del 51% in capo alla Rai. Con riferimento alla richiesta di informazioni di Consob, si legge nella nota della Rai, il cda di Viale Mazzini «ha rappresentato che, anche alla luce delle posizioni espresse pubblicamente dai competenti organi istituzionali, l’attuale quadro normativo e provvedimentale di riferimento, a cui Rai deve necessariamente attenersi e rispetto al quale non ha margini di autonomia per discostarsene, prevede il mantenimento in capo alla stessa del 51% del capitale sociale di Rai Way». Il quadro «normativo e provvedimentale» è rappresentato dalla legge n.89 del 23 giugno 2014 che dispone la privatizzazione di Rai Way e dal Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (dpcm) del 2 settembre 2014 che individua le modalità della dismissione. È proprio in quest’atto che si stabilisce «l’opportunità di mantenere, allo stato,» una quota «non inferiore al 51%» in capo alla Rai. Per cui servirebbe un nuovo dpcm che modificasse questa previsione per permettere alla Rai di valutare la dismissione della quota. Ma il governo, con «posizioni espresse pubblicamente dai competenti organi», ha chiarito che l’opzione non è sul tavolo. «Non esiste alcuna norma di legge che imponga il mantenimento del 51% del capitale di Rai Way in mano pubblica» afferma invece Ei Towers, riferendosi al fatto che «la disposizione provvedimentale» a cui si riferisce la Rai è contenuta nel dpcm che stabiliva «a quella data e nel contesto della quotazione», il vincolo al mantenimento della quota del 51% «in capo alla Rai». A questo punto la palla torna nel campo di Mediaset ed Ei Towers, che dovranno valutare se stralciare la condizione a cui l’offerta è subordinata, cioè l’adesione del 66,7% del capitale. Una mossa che la società potrebbe fare con la pubblicazione del prospetto informativo, verso la fine di marzo, o addirittura rinviare alla conclusione dell’opas, così da vedere il giudizio del mercato (che ha in mano il 35% del capitale) sull’offerta. Toccherà alla Consob valutare se è il caso di chiedere a Ei Towers di esprimersi anticipatamente, limitando il tempo di riflessione che la legge le assegna. L’operazione è «price sensitive, non si può parlare», ha glissato il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Intanto il sottosegretario alle tlc, Antonello Giacomelli, ricordando che «la situazione italiana ha specificità che non è che si possano considerare variabili improvvisamente da mettere da parte», ha indicato in due i «modelli possibili di evoluzione del sistema». Quello di «un unico operatore puro» che non fornisca però contenuti (situazione in cui si trovano Ei Towers e Rai Way, di proprietà di Mediaset e Rai) e che «funzioni a pari condizioni di mercato per tutti». Oppure quello di un «soggetto di controllo pubblico che assicuri questa stessa funzione». Intanto non si placano i rumors che vorrebbero l’intera operazione uno specchietto per le allodole, essendo il target reale di Mediaset le torri Telecom ovvero Wind. (E.G. per NL)