Se l’obiettivo di Mediaset era quello di attirare l’attenzione sul towering, possiamo dire che è stato pienamento conseguito.
Dopo le poco convinte prese di posizione dell’esecutivo, a puntare la lente d’ingrandimento sull’opas promossa da EI Towers (gruppo Mediaset) sulle torri di Rai Way sono state, in sequenza, l’Antitrust (di cui abbiamo già ampiamente dibattuto su queste pagine), l’UE e, da ultimo,la Procura della Repubblica di Roma. Nel merito, secondo L’Unione Europea, la valutazione di Mediaset sugli impianti di Rai Way di 1,2 miliardi di euro sarebbe inferiore al valore di mercato, anche se i dubbi dell’UE atterrebbero principalmente al rischio di una sostanziale acquisizione di una quota della tv pubblica da parte del gruppo di Silvio Berlusconi (in barba alla mai risolta questione del conflitto d’interessi). Quanto invece all’aspetto penale della vicenda, le indagini avviate dalla Procura hanno fatto seguito ad un esposto di un’associazione di consumatori, l’Adusbef, che ha ipotizzato manipolazioni del mercato. L’organo giurisdizionale romano ha quindi aperto un fascicolo, per il momento senza ipotesi di reato o indagati, per verificare se quando denunciato dall’ente presieduto da Elio Lannutti a riguardo di una presunta "manipolazione dei mercati e di insider trading sui titoli Rayway e della galassia Mediaset", possa avere un fondamento. Nell’esposto, Adusbef sottolinea come il "rastrellamento di azioni che si è verificato dal 14 gennaio, a seguito di un periodo in cui il titolo Rai Way non era oggetto di particolari attenzioni e faceva registrare un modesto numero di scambi", ha "portato, nel giro di poco più di un mese, ad un incremento del prezzo di circa il 30%, dai 3,18 del 14 gennaio ai 4,05 del 25 febbraio. Per di più tale valore di 4,05 euro si avvicina notevolmente al prezzo fissato dall’Opa per ciascuna azione (4,5 euro)". "II sospetto – conclude Lannutti – è che qualcuno che ha lavorato all’Opa, resa nota il 25 febbraio, abbia fornito informazioni riservate riguardanti i mercati finanziari già dal 14 gennaio, più di un mese prima". Nel frattempo, EI Towers ha diffuso una lunga analisi a riguardo delle ragioni sottese all’opas. "EI Towers – spiega la nota – intende costruire un’aggregazione nazionale dell’infrastruttura di trasmissione televisiva con l’obiettivo, da un lato, di creare potenziale valore per gli azionisti delle due società protagoniste e, dall’altro, di garantire al Paese un concreto rafforzamento industriale all’interno di un quadro strategico ben definito, lasciando il controllo entro i confini nazionali". Per realizzare il progetto industriale di valorizzazione propria e di Rai Way, EI Towers "ha promosso un’offerta pubblica di acquisto e scambio per garantire chiarezza e trasparenza nei confronti: dei propri azionisti diversi da Mediaset, che con il 60% rappresentano la maggioranza del capitale e che saranno chiamati a esprimersi direttamente in un’assemblea straordinaria convocata ad hoc; dello Stato, azionista di Rai S.p.A., che, in caso di adesione all’offerta, diventerebbe un azionista rilevante di EI Towers, e potrebbe, al contempo, incassare il corrispettivo dell’offerta (che, nell’ipotesi di adesione integrale alla stessa, ammonta a oltre 550 milioni di Euro); degli azionisti di minoranza di Rai Way, che potranno beneficiare, tra l’altro, di un significativo premio sui corsi di Borsa". "Il flottante di EI Towers e di Rai Way – continua EI Towers – è in parte detenuto dai medesimi investitori istituzionali. Da tempo il mercato finanziario vede con favore un consolidamento delle torri broadcasting in Italia, ritenendo che si tratti di una soluzione che garantisce benefici in termini di efficienza, profittabilità e semplificazione operativa. Un unico operatore può proporsi al mercato in modo diretto, trasparente e non discriminatorio, creando valore per tutti gli azionisti". Quanto all’allineamento agli standard internazionali, l’operatore sottolinea come "L’assetto a “operatore unico” è già stato prescelto dai maggiori Paesi europei: un solo soggetto, solido e affidabile, al servizio di tutte le aziende del settore. L’Italia è un’eccezione. L’integrazione porterebbe l’Italia al passo delle nazioni più industrializzate. In Spagna Retevision (controllata da Abertis Telecom), in Francia TDF, in UK Arqiva già rappresentano esempi di operatori unici, controllati da soggetti privati, che offrono servizi integrati a tutti i network operator nazionali, pubblici e privati. Tali soggetti già da tempo rappresentano il risultato del consolidamento del mercato, ruolo a cui si è candidata EI Towers, insieme a Rai Way, mediante l’offerta. Anche in Italia un eventuale operatore unico, facendo leva e sommando i punti di forza di EI Towers e di Rai Way, potrebbe: gestire in modo più efficiente rispetto a due realtà separate le sfide tecnologiche e il processo di evoluzione della piattaforma digitale terrestre (migrazione verso il DVB-T2 e verso i nuovi standard di codifica e compressione del segnale) che porteranno al miglioramento della qualità del servizio (HD e potenzialmente anche Ultra HD), senza costi di distribuzione a carico dell’utente; consentire all’emittenza televisiva locale di ridurre le inefficienti dispersioni di risorse in tecnologia ed infrastruttura, aiutando in tal modo una maggior focalizzazione sul core business editoriale; stimolare in modo più attivo il passaggio del settore radiofonico verso la digitalizzazione e l’adozione del c.d. Digital Audio Broadcast (DAB), con chiari benefici per i cittadini e per gli editori che, analogamente ai casi sopra citati, possono concentrare risorse ed investimenti sull’attività core editoriale; offrire un contributo attivo per il miglioramento dell’impatto paesaggistico e ambientale, eliminando ridondanze di infrastrutture negli angoli più periferici del Paese, a parità assoluta di livello di servizio (c.d. decommissioning); valutare con maggiori ambizioni eventuali sviluppi nel settore delle infrastrutture destinate alle telecomunicazioni. Non è un caso che proprio pochi giorni fa il primo spin-off delle infrastrutture telefoniche verificatosi in Italia, ad opera di Wind, abbia fatto registrare il rafforzamento in Italia nel ruolo di compratore del Gruppo Abertis, gestore dell’operatore unico delle infrastrutture televisive in Spagna". Sulla valorizzazione delle competenze industriali italiane, EI Towers ritiene "opportuno mantenere le competenze tecnologiche e gestionali ed il valore prodotto in Italia nonché la possibilità di avere la massa critica per esportare tali competenze, anziché rischiare che vengano trasferite all’estero. Un settore cruciale come l’infrastruttura di trasmissione televisiva è quindi auspicabile mantenga un controllo italiano. Per garantirlo è necessario un “campione nazionale” che enfatizzi i punti di forza di entrambe le organizzazioni, orgogliosamente radicate in ogni angolo del territorio e in grado di presidiare solidamente il mercato. Se gli operatori italiani continueranno a rimanere frammentati non si può escludere, come si è visto, l’ingresso anche in futuro di influenti player internazionali. Già in passato, l’assenza di adeguata scala ha indebolito altri importanti comparti industriali del nostro Paese". Sulle sinergie industriali, EI Towers spiega che esse interesserebbero "soprattutto il settore immobiliare e tecnologico, con particolare riferimento ai siti trasmissivi (torri). Gli asset di Rai Way oggetto del possibile consolidamento non comprendono il core business dell’attività tv come i diritti d’uso delle frequenze trasmissive o multiplex, che sono stati assegnati a Rai S.p.A.. L’integrazione quindi non avrebbe effetti su risorse strategiche Rai o su attività relative al servizio pubblico, né comporterebbe il superamento delle soglie di legge relative al numero di multiplex e di canali da parte dei singoli operatori. Non saranno inoltre realizzate rigide efficienze sotto il profilo occupazionale". Sulla controversa indipendenza di EI Towers risultante della fusione perfezionatasi a gennaio 2012 tra la società che ha ereditato l’infrastruttura di Elettronica Industriale (Gruppo Mediaset) e l’unico operatore già quotato (DMT S.p.A.), il player spiega che "EI Towers è un operatore indipendente che opera nel settore delle infrastrutture: la sua attività core non comporta una relazione commerciale diretta con i broadcaster. I principali clienti di EI Towers non sono gli editori (produttori e fornitori di contenuti), ma i network operator: si tratta di soggetti ben distinti dagli editori che, in forza di frequenze assegnate dallo Stato e grazie ai servizi resi dalle tower company, vendono capacità trasmissiva al dettaglio agli editori stessi. I network operator nazionali possono essere integrati con i broadcaster oppure completamente indipendenti. Tra questi ultimi possono essere citati: Persidera (partecipata al 70% da Telecom Italia e al 30% dal Gruppo L’Espresso), H3G (attivo anche nel settore della telefonia mobile), Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino S.r.l. (Telecapri), Prima TV S.p.A. (Dfree), Europa Way S.r.l. (Europa 7). Si aggiungono poi numerosi network operator locali, il cui grado di integrazione con i broadcaster locali è variabile, ma è inserito in un processo di graduale separazione dei ruoli. Sotto il secondo profilo, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, infatti, ha autorizzato la fusione del 2012 sopra citata subordinatamente al rispetto di precise condizioni commerciali (equità, trasparenza e non discriminazione) e di governance. Queste, in particolare, prevedono che: la società rimanga quotata; il Consiglio di Amministrazione della società sia composto da soggetti completamente indipendenti dal principale azionista Mediaset che, in quel momento, deteneva una quota del 65% e, ad oggi, detiene una partecipazione pari al 40%; la società dia accesso alle proprie infrastrutture di trasmissione, ove possibile, a tutti gli operatori che ne facciano richiesta, a condizioni trasparenti e non discriminatorie; la società renda pubblico un listino che evidenzi l’ubicazione delle postazioni e il prezzo dei servizi; la società fornisca agli operatori terzi servizi e informazioni alle stesse condizioni di quelle che fornisce o sono fornite alle/dalle società a essa collegate o da essa controllate. L’indipendenza strutturale della Società è chiaramente espressa nei business plan presentati al mercato a luglio del 2011 e a settembre del 2014. Gli obiettivi di EI Towers sono: lo sviluppo di ricavi nei confronti di soggetti diversi dal Gruppo Mediaset, nel mercato broadcasting, pur se in fase di maturità; lo sviluppo, anche attraverso acquisizioni, nel mercato delle infrastrutture di telecomunicazioni; la ricerca dell’efficienza della struttura dei costi. In relazione al primo obiettivo si segnalano: – il rinnovo nel 2012 di un importante contratto pluriennale con TIMB, controllata di Telecom Italia (oggi in Persidera); – il rinnovo nel 2013 di un altrettanto importante contratto pluriennale con Rete A, controllata dal Gruppo L’Espresso (oggi in Persidera); – l’accordo con Cairo Network (network operator del Gruppo Cairo) per la realizzazione e la futura gestione in modalità full service di un nuovo Multiplex. In relazione al secondo obiettivo, si segnalano il consolidamento dei rapporti con i principali operatori di telefonia mobile ed alcune operazioni di crescita esterna (M&A). La ricerca dell’efficienza nell’ambito dei costi operativi e degli investimenti ha portato EI Towers a superare sistematicamente gli obiettivi di anno in anno fissati nel business plan. Il mercato ha mostrato di apprezzare la trasformazione di un soggetto precedentemente captive in una realtà commercialmente attiva: il valore del titolo di EI Towers è cresciuto da circa 19 Euro (primo giorno di mercato successivo alla data di efficacia della fusione del 2012) ai 45,83 Euro del giorno precedente la comunicazione dell’offerta. Un momento di importante riscontro da parte del mercato si è concretizzato anche ad aprile del 2014, in occasione del placement sul mercato di una quota del 25% del capitale di EI Towers da parte di Elettronica Industriale (Gruppo Mediaset). A testimonianza dell’apprezzamento da parte del mercato, l’offerta si è perfezionata con uno sconto decisamente inferiore rispetto alla media per questo tipo di operazioni (meno del 6% rispetto alle quotazioni del giorno precedente) e da allora il titolo è cresciuto del 14%. Per effetto del collocamento sul mercato sopra citato, il flottante di EI Towers è pari al 60% del capitale. La società è, a tutti gli effetti, oltre che indipendente, anche tecnicamente contendibile. Per tutti questi motivi, EI Towers ritiene il progetto una grande occasione nell’interesse di tutti gli stakeholders, in linea con il nuovo clima di ottimismo e dinamismo che ha per obiettivo la ripresa del Paese". Quanto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha chiesto ulteriori informazioni a EI Towers, il provider spiega che "L’analisi dell’offerta dal punto di vista dei profili rilevanti in chiave antitrust è articolata, di natura tecnica e specialistica, quindi è comprensibile che l’Autorità abbia richiesto chiarimenti per una più compiuta valutazione dell’operazione. Si ricorda che, anche nella precedente operazione di fusione tra DMT ed EI Towers (che è stata approvata subordinatamente al rispetto delle condizioni sopra ricordate), l’Autorità, con le stesse modalità, aveva richiesto ulteriori informazioni all’inizio del procedimento". (E.G. per NL)