La decisione doveva arrivare entro quaranta giorni dalle dimissioni di Scajola, poi era sul punto d’essere annunciata alla fine di luglio, infine Berlusconi aveva dato la sua parola che non sarebbe andata oltre la ripresa settembrina delle attività parlamentari.
Invece, al 20 settembre, il nome del nuovo titolare del ministero dello Sviluppo Economico si fa ancora attendere, complice la complicata situazione in cui si trova il governo. Per settimane era quasi certo che sarebbe toccato a Paolo Romani (foto), già vice di Scajola, prenderne il posto. Invece Napolitano ha messo il veto: troppo compromesso con le attività economiche del premier in quel settore. Poi, sono stati fatti tanti e tanti nomi, alcuni caldeggiati da Berlusconi stesso – come la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia – altri apparsi sulle pagine dei giornali e scomparsi senza lasciar traccia nell’arco di poche ore. Ora, a margine del consiglio dei ministri tenutosi ieri, il totoministro è rientrato nel vivo: questa volta dovrà essere quella definitiva, per forza di cose. Il puzzle composto dalle voci dei soliti beninformati, riportate dal quotidiano economico ItaliaOggi, è molto complicato. Si tratterebbe, in ogni caso, caduta l’ipotesi di affidare il ministero ad un esponente dell’Udc in modo da far rientrare il figliol prodigo Casini alla casa madre, di una girandola tra ministri e viceministri già attualmente in carica, di un rimpastone in stile democristiano che vedrebbe, attraverso un effetto domino studiato a tavolino, un turbine di passaggi di poltrone e dicasteri. Il nome prediletto dal premier Berlusconi per prendere il suo posto – “ad interim” da quattro mesi – in via Veneto è quello dell’ex governatore della Regione Puglia e attuale titolare delle Politiche Regionali, Raffaele Fitto. La ragione principale, oltre al noto rapporto d’amicizia tra il Presidente del Consiglio e il ministro, e la vicinanza di quest’ultimo a Giulio Tremonti, sarebbe il messaggio che con questa nomina Berlusconi intenderebbe lanciare al paese: un rilancio del meridione e delle politiche per il suo sviluppo. Fitto, pugliese, potrebbe, in tal senso, rappresentare il modo in cui il governo tiene in considerazione il Mezzogiorno. Ricordate la buffonata delle “quote rosa”? Il concetto potrebbe assomigliarvi: una sorta di “quote meridionali”, solo che in questo caso toglierebbero il governo da un’impasse che lo sta logorando da mesi. Oltretutto, in caso di nomina, Fitto avrebbe competenza sul tema del nucleare e, data la probabile installazione delle prime centrali nucleari di prossima costruzione al centro nord, potrebbe sbandierare una vittoria per il Sud Italia. Oltre a lui, comunque, che sembra il più accreditato, sono circolati altri due nomi “meridionali”: quello di Francesco Nucara e quello del sottosegretario Gianfranco Miccichè. Il passaggio allo Sviluppo Economico dell’ex governatore lascerebbe, a questo punto, libera una poltrona che potrebbe, in tal caso, essere presa da Paolo Romani che, lungi dagli interessi di Berlusconi in campo televisivo, andrebbe a coronare il suo sogno di una poltrona da ministro. Non solo Sud, comunque. Un altro nome, circolato in queste ore, potrebbe essere accreditato a ricoprire la stessa carica. Sarebbe quello di Gianfranco Galan, attuale titolare del dicastero dell’Agricoltura. Su di lui starebbe insistendo, a quanto pare, la Confindustria veneta. A quel punto, resterebbe vacante la poltrona del suo ministero, che potrebbe essere smistato a un esponente leghista: quel governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota, attualmente alle prese con il delicato riconteggio dei voti delle regionali e con lo scandalo della parentopoli leghista. Insomma, per uscire dall’impasse sulle proprie gambe e senza ossa rotte, il governo Berlusconi dovrà cambiare diversi tasselli all’interno del proprio scacchiere, sperando che nessuno di essi cada, facendo crollare il domino. (G.C. per NL)