Con un importante investimento, l’operatore satellitare Eutelsat si posiziona tra i giganti americani nella ristretta cerchia dei fornitori di servizi IP via satellite, contribuendo al rilancio dell’operatore OneWeb. Ma l’inarrestabile Elon Musk scombina le carte ottenendo l’autorizzazione a posizionare i suoi satelliti a quote sempre inferiori.
L’annuncio
Il 27 aprile 2021 Eutelsat ha annunciato di aver acquisito una partecipazione del 24% nel capitale di OneWeb, principale concorrente di Elon Musk e Starlink nel settore di internet via satellite. La transazione è realizzata interamente in cash (niente scambio di titoli dunque) attraverso un aumento del capitale di OneWeb pari a 550 milioni di dollari.
Internet via satellite a inizio millennio
L’idea di distribuire internet via satellite non è nuova. Ai tempi del primo boom di internet esistevano in Italia società che proponevano questa modalità di accesso come una soluzione per tutte le zone allora non raggiunte dalla banda larga (cd. digital divide).
Tooway
A livello europeo nel 2009 Eutelsat annunciava con grande enfasi il servizio a banda larga Tooway promettendo velocità fino ai 3.6 Mbps. Non esattamente un grande successo, a giudicare dal sito oggi in vendita.
Il tallone d’Achille
Il tallone d’Achille delle iniziative di inizio millennio era l’idea di usare satelliti geostazionari. Certamente comodi, in quanto possono essere ricevuti da parabole fisse, spesso quelle già utilizzate per la tv satellitare. Ma altrettanto indiscutibilmente non efficaci, dovendosi confrontare con l’ostacolo della velocità della luce. A 36.000 Km di altitudine anche trovandosi immediatamente sotto un satellite il solo tempo di ritardo per ricevere un programma televisivo è di 240 ms.
Tempi di risposta poco competitivi
Trattandosi di comunicazioni bidirezionali (si richiede una pagina web e successivamente inizia la ricezione) occorre calcolare quasi 500 ms.
Sembra poco, ma dobbiamo considerare che in una normale connessione ADSL si parla di un ping dell’ordine dei 10ms.
Internet via satellite, il panorama ad oggi
La soluzione sembrerebbe semplice: utilizzare i satelliti orbitanti più in basso, in una zona chiamata LEO (Low Earth Orbit). Anche qui la fisica, tuttavia, pone qualche ostacolo. Orbitando a basse quote i LEO sat non sembrano fermi e occorre costruire costellazioni di satelliti per dare una copertura anche parziale del suolo terrestre.
Iridium
Pioniere del settore è stata l’americana Iridium; in realtà già attiva dal 1990 quando progettava una costellazione di 77 satelliti (da cui il nome Iridio, numero atomico 77).
Altitudine prevista 781 km. Iridium però non ebbe grande successo, in quanto pensato per la telefonia mobile e non per i servizi IP.
OneWeb
OneWeb ha in progetto una costellazione di 648 satelliti ad un’altitudine di 1200KM. La latenza teorica potrebbe potenzialmente ridursi a qualche decina di millisecondi, un dato paragonabile a quello dell’ADSL. La velocità di trasferimento dati prevista è di circa 400 Mbit/s (DVB2-S2 16APSK, FEC dinamico) utilizzando la banda KU (attorno ai 10 GHz, come i normali satelliti televisivi).
A titolo di paragone, a fine aprile 2021 sulla rete 4G del miglior operatore privato di Francia (SFR) abbiamo misurato in una zona ottimale (aeroporto di Nizza) un ping di 22ms con un download a 275 Mbit/s.
La storia di OneWeb
OneWeb, nata in parte grazie ad un progetto di Google ha collaborato inizialmente con Elon Musk pianificando la costruzione congiunta di una fabbrica per la produzione seriale dei satelliti. Tra i primi finanziatori del progetto, nel 2015, troviamo Virgin Group e Qualcomm. Occorrono quattro anni per arrivare ad avere 6 satelliti in orbita, il minimo necessario per non perdere l’allocazione dello spettro radio richiesto dalla ITU (International Telecommunication Union).
68 satelliti in orbita
A febbraio 2020 raggiunge grazie a lanci successivi un totale di 68 satelliti in orbita, ma si trova rapidamente in crisi di liquidità anche a causa del temporaneo crash della borsa a inizio pandemia.
Chapter 11
La società richiede la protezione da bancarotta offerta dal Chapter 11. Pochi mesi dopo (a luglio 2020) un consorzio composto dal governo del Regno Unito e l’indiana Bharti Enterprisese vince l’asta per l’acquisizione della società, impegnandosi ad un investimento di 500 milioni di dollari ciascuno.
400 milioni di dollari a OneWeb
Siamo a gennaio 2021: Soft Bank e Huges Network Systems lanciano un fondo da 400 milioni di dollari da dedicare a OneWeb. Per differenziarsi da Starlink di Elon Musk viene anche annunciato un nuovo focus sui mercati della difesa, gli operatori telefonici e cluster of communities. Arriviamo quindi al 27 aprile con l’aumento di capitale a favore di Eutelsat, che porta nelle casse della società ulteriori 550 milioni di dollari.
Gli assetti odierni
Se non sbagliamo i conti, attualmente Eutelsat, il governo inglese e il gruppo Bharti posseggono ciascuno una quota del 26% della società, mentre a Huges e Soft Bank spetta circa il 21%.
Eutelsat
Per Eutelsat si tratta di un importante passo per riposizionare la società dal vecchio mondo dei satelliti nati all’epoca dell’analogico al nuovo mondo dei servizi IP.
Capacità inutilizzata
Nonostante la società abbia pubblicato risultati finanziari più che ottimi, non sfugge infatti che molti transponder sono ormai spenti, con l’abbandono del MPEG2 e la progressiva migrazione anche degli operatori con nomi celesti verso una distribuzione in stile OTT. Sulla sola postazione utilizzata da Eutelsat per l’Italia, i famosi HotBird a 13 gradi, si contavano a febbraio 2021 15 transponder inutilizzati e spenti.
Le dichiarazioni ufficiali
Significativa la dichiarazione del CEO di Eutelsat, Rodolphe Belmer: “OneWeb diventerà il nostro motore principale di crescita fuori dal nostro business tradizionale del broadcasting. In futuro continueremo la strategia di estrazione di cash flow dal nostro business storico per finanziare questo segmento e per il settore del broadband fisso che utilizza gli asset geostazionari”.
Starlink
Difficile in ogni caso stare dietro a Elon Musk. Alla data attuale (fine aprile 2021) la costellazione Starlink conta oltre 1300 satelliti in orbita ed è già sul mercato con un programma denominato “Better Than Nothing” (nome dovuto al fatto che non si garantisce la continuità del servizio in questa fase di beta, sostanzialmente a causa dei buchi tuttora presenti tra i vari satelliti).
Ping
In quanto alla performance della rete, possiamo far riferimento a valori reali rilevati dagli utenti. In un recente tweet, ad esempio, un beta tester ha misurato un ping a 37ms con una velocità di donwload pari a 238 Mbit/s.
Colpo di scena
E non è finita qui. È del 27 aprile il semaforo verde della FCC americana alla richiesta da parte di Starlink di posizionare ulteriori 2814 satelliti ad un’orbita ancora più bassa, solamente 550 Km. Con il potenziale di superare perfino le performances delle reti 4G. (M.H.B per NL)