Erano due anni che la White Space Alliance, l’alleanza creata dai colossi dell’hi-tech, Google, Samsung, Microsoft, Hp, Intel, Philips e Dell, si batteva per l’utilizzo delle frequenze televisive lasciate libere (a partire dal febbraio 2009, data dello switch-off DTT) dai broadcaster tv.
Le frequenze residuate dalla migrazione (gli “white space”, appunto) erano state infatti considerate essenziali per creare una serie di connessioni a banda larga che, all’epoca, Larry Page, co-fondatore di Google e guida del movimento, definiva “senza precedenti”. I canali tv lasciati liberi dalle televisioni avrebbero consentito la creazione di un Super Wi-Fi, con una velocità di trasmissione dati di miliardi di bit al secondo, basato su dispositivi di ultima generazione che avrebbero evitato le interferenze con le emissioni tv, capace di portare la connessione internet in banda larga nelle zone rurali più remote del Paese, quelle segnate dal digital divide, grazie alle caratteristiche delle onde radio, capaci di viaggiare per lunghe distanze e di abbattere gli ostacoli naturali. Ora, finalmente, battendo le pressioni dei telco, i broadcaster televisivi, la Federal Communications Commission ha dato il via libera all’utilizzo degli spazi bianchi inutilizzati per la trasmissione internet, dando vita al progetto di un Super Wi-Fi che, nel giro di due o tre anni, dovrebbe prendere piede, con un giro economico stimato in circa sette miliardi di euro l’anno. La Commissione sulle comunicazioni si è pronunciata, approvando all’unanimità la mozione e aprendo il nuovo mercato della trasmissione internet su frequenze televisive. Ora toccherà creare un database di tali frequenze, onde evitare che i dispositivi di ultima generazione che verranno utilizzati, possano portare difficoltà nella trasmissione a causa della sovrapposizione dei segnali. “Lo spettro di frequenze non è come l’acqua, se non lo usi si perde, perché non si può conservare”, diceva nel 2008 Larry Page. Oggi lo sfruttamento di tutte le ex frequenze televisive da lui richiesto due anni fa è divenuto realtà. Si tratta del “primo passo della FCC per far sì che si abbia una migliore gestione dello spettro di frequenze non utilizzato”, dice oggi Joe Hamilla, CEO di Spectrum Bridge, sul cui sito si legge che nei prossimi due mesi l’OET, l’Ufficio governativo di Ingegneria e Tecnologia, pubblicherà le regole d’accesso al mercato delle frequenze. Gli unici a non essere felici della decisione sono, ovviamente, i broadcaster che, tramite la loro associazione nazionale, la NAB (National Association of Broadcasters), fanno sapere di voler analizzare molto da vicino le decisioni della FCC, ed assicurarsi che il “riempimento” delle frequenze non pregiudichi la qualità della trasmissione del segnale televisivo. (G.M. per NL)