Germania e Italia sono tra i 15 paesi della Ue che si oppongono alla proposta di fissare un minimo di 25 anni per le frequenze della telefonia mobile, riducendo la possibilità di arrivare a un approccio più coordinato a livello europeo.
Le società telefoniche da tempo chiedono una politica più coordinata, ma le autorità nazionali sono da riluttanti a cedere sovranità sulle vendita delle frequenze, dalla quale ricavano miliardi di euro. Un documento, firmato da Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Latvia, Olanda, Polonia, Spagna e Regno Unito, afferma che la durata obbligatoria delle licenze é “sproporzionata e manca della flessibilità necessaria a rispondere agli sviluppi del mercato”. Una durata eccessiva rischia di “impedire l’innovazione se le frequenze sono concesse per periodi superiori al ciclo vitale di una tecnologia”, aggiunge. (E.G. per NL)