Due date importanti e imminenti solleticano l’attenzione dei vertici di Telecom: la più vicina è il 9 aprile, giorno in cui i soci della tlc dovranno presentare le liste dei candidati al nuovo consiglio e, quindi, il nome del candidato presidente.
La frenesia nell’attesa di questo evento fa diffondere rumors sui papabili: indiscrezioni vorrebbero candidato Luca Cordero di Montezemolo, attuale vicepresidente Unicredit ed ex chairman Alitalia, che però ha prontamente smentito; alcuni esperti, invece, puntano tutto su Flavio Cattaneo, attuale a.d. con un piglio deciso nella direzione dell’innovazione, il quale, però, non fa mistero sul proprio orientamento nel dichiarare “se resta Recchi (attuale presidente ndr) sono contento”. Un’altra opzione ventilata è la candidatura di Arnaud de Puyfontaine, attuale a.d. di Vivendi, che detiene il 24% delle partecipazioni in Telecom (quota molto vicina al lancio di una Opa). Questa soluzione appare più probabile, ma è anche quella più problematica, perché alimenterebbe timori e tensioni legati alla presenza ingombrante di Vivendi (e del suo azionista di maggioranza Bolloré, in foto) nelle telecomunicazioni italiane. La società francese è da mesi in guerra fredda con Mediaset, proprio a causa di un rastrellamento di partecipazioni che l’impresa del Biscione non ha gradito, e una presidenza di Telecom così vicina all’azionariato Vivendi soffia sul fuoco delle preoccupazioni relative al controllo di fatto dell’azienda transalpina nella telco italiana, interpretato dai mercati come sintomo dell’intenzione di operare una fusione tra Telecom e Mediaset. La questione conduce dritti alla seconda data “X”: il 21 aprile AgCom si pronuncerà sulla compatibilità con la legislazione vigente della presenza di Vivendi sia nel capitale di Telecom Italia che di Mediaset. Su questo punto, il collegio sindacale di Telecom ha rilevato che sotto il profilo legale non esiste nessun tipo di controllo di fatto da parte di Vivendi, ma cosa diversa è la capacità persuasiva che i suoi membri del cda potrebbero avere sugli altri. Influenza che, nel caso di presidenza de Puyfontaine, potrebbe acuirsi: secondo finanzaonline, l’a.d. di Vivendi, per evitare ulteriori attriti politico-finanziari tra Italia e Francia, avrebbe la prudente intenzione di accettare l’eventuale incarico senza poteri esecutivi. (V.D. per NL)