Lo annuncia una nota della segreteria nazionale dell’Ugl Telecomunicazioni. “Lo sciopero – spiega il sindacato – e’ la necessaria risposta all’idea dell’azienda di voler risolvere i problemi utilizzando esclusivamente lo strumento del licenziamento. Noi siamo invece convinti che vi siano gli spazi per scongiurare questa ipotesi”. “L’Ugl ha invitato l’azienda ad avviare con il sindacato e tutte le altri parti interessate un confronto vero incentrato sulle prospettive di rilancio industriale, eventualmente anche attraverso la ricerca di partner, nazionali e non solo. Il problema degli esuberi, intanto, – conclude la nota – puo’ essere risolto adottando strumenti alternativi, come la riqualificazione e il riposizionamento professionale, che un’azienda di queste dimensioni ha certamente a disposizione”.
A fronte di 120 uscite incentivate, 45 dimissioni ulteriori a vario titolo e 36 nuove assunzioni a settembre sui 200 esuberi annunciati da British Telecom Italia nel febbraio scorso, i sindacati hanno dichiarato la propria disponibilita’ a ricercare strade alternative alla riduzione dei livelli occupazionali, con particolare attenzione ai 98 lavoratori impattati dal progetto di global sourcing. L’azienda, ribadendo la presenza di 178 esuberi, aveva dichiarato l’intenzione di intervenire sulle ferie residue, sui rol e, soprattutto, su specifici istituti di secondo livello. Le organizzazioni sindacali hanno controproposto interventi soltanto sui primi due punti.
“Bisogna aprire un confronto finalizzato alla riduzione delle consulenze e della presenza di lavoratori autonomi – dichiara Alessandro Genovesi, della segreteria nazionale di Slc – Cgil – ad un intervento sulle numerose inefficienze organizzative che generano sprechi e diseconomie ben superiori al risparmio portato dai tagli all’occupazione (aprendo al riguardo specifici tavoli territoriali); ad un intervento sugli appalti e sulla catena dei servizi offerti; l’introduzione di programmi di mobilita’ professionale (non territoriale), anche con il sostegno di piani formativi concordati dalle parti in sede di Fondo Bilaterale. Ci chiediamo – prosegue il sindacalista – quali siano le strategie industriali dell’azienda per i prossimi anni, e vorremmo capire le varie incongruenze che si registrano nei diversi paesi in applicazione del programma globale di outsourcing (rapporto e continuita’ tra attivita’ cedute e destino dei lavoratori).
L’azienda ha accettato la posizione sindacale nonche’ i temi per i futuri confronti e si e’ impegnata a non intraprendere azioni unilaterali fino al 31 marzo 2009, data entro cui le parti valuteranno i benefici complessivi che gli eventuali interventi avranno prodotto