È stata un’annata deludente per il colosso americano delle telecomunicazioni Verizon Communications, che ha chiuso il quarto trimestre del 2018 con un utile netto pari a 2,1 miliardi di dollari (corrispondenti a 0,47 centesimi per azione), in netto calo rispetto ai 18,8 miliardi di dollari (4,57 per azione) registrati nello stesso periodo nel 2017.
Anche il volume d’affari complessivo della società tlc ha deluso le attese del mercato, seppur di poco: rispetto ai 34 miliardi del 2017, è salito a 34,3 miliardi nel 2018, ma è rimasto comunque al di sotto delle stime degli esperti, che avevano fissato l’asticella sui 34,4 miliardi di dollari.
Complici di questa situazione sarebbero anche gli oneri pre-tasse, dovuti alla svalutazione del business dei media.
In effetti, la crisi che ha colpito il settore media ha avuto un forte impatto sulla società controllata di Verizon, ossia Verizon Media Group (in precedenza denominata Oath), che riunisce le acquisite America on Line (AOL) e Yahoo.
Queste acquisizioni avvenute nel 2015 e nel 2016, tra l’altro, erano costate a Verizon la bellezza di 9,2 miliardi di dollari con l’obiettivo di voler competere con i big dei media digitali.
Ora, appena 4 anni dopo, il gruppo guidato dal ceo Hans Vestberg ha annunciato il taglio del 7% dei posti di lavoro (forse 800 posti) nella nuova divisione media, che ricomprende marchi come Huffington Post e TechCrunch. Contrariamente a quanto si era auspicato, la divisione media di Verizon ha subito un calo nelle entrate e nel trimestre 2018 i ricavi sono scesi quasi del 6%, sui 2,1 miliardi di dollari. Questo trend negativo ha portato il gruppo a cancellare l’obiettivo di 10 miliardi di ricavi entro il 2020 e ad annunciare, invece, una svalutazione da 4,6 miliardi delle attività.
“Sono state decisioni difficili”, così ha commentato Guru Gowrappan, nuovo ceo della divisione Verizon Media, ma l’obiettivo da perseguire ora è quello di “stabilizzare il business”, investendo anche in video, mobile e soprattutto nel suo primo network 5G. (G.S. per NL)