Il 5G andrà ad implementare o avviare servizi fondamentali per cui saranno senz’altro imprescindibili significativi investimenti.
E proprio per questo occorre che il prezzo delle frequenze (soprattutto di derivazione televisiva) non sia elevato “per lasciare che le risorse vadano dove creeranno maggiore sviluppo“: così si è espresso Stefano Pileri, presidente Anitec, illustrando i vantaggi che scaturiranno dallo sviluppo del nuovo standard di comunicazione mobile. “Potrebbe decollare bene in poco tempo – ha dichiarato Pileri –. Per la prima volta, la concorrenza tra gli operatori potrà giocarsi sulla varietà e qualita’ dei servizi supportati, dalla telemedicina ai collegamenti per i veicoli che si guidano da soli, a tutte le applicazioni di Industria 4.0“. Gli operatori non hanno ancora espresso una stima sugli investimenti necessari ma saranno senz’altro cospicui: dalle attuali 50mila antenne, voluminose e invasive, attualmente funzionanti, si passera’ a 500 mila ma più piccole e meno invasive, sia sul piano fisico che soprattutto su quello dell’elettrosmog (cd. “lo tower, low power”). Quanto all’iniziativa del governo per le 5 città in 5G a concorrere stanno schierandosi Telecom, Vodafone, Fastweb, Wind. “Tutto questo – ha ricordato l’esponente – procede di pari passo con lo sviluppo dell’ultrabroadband sulla rete fissa, che sta mobilitando investimenti per 10,5 miliardi da quest’anno al 2019, che porteranno il nostro Paese a fare un salto qualita’ enorme affinchè tutte le aziende possano disporre presto di una connettività di oltre 1.000 megabit al secondo“. Il presidente Anitec ha poi sottolineato come la prossima generazione di smartphone, dall’I-Phone 8 al Samsung 8, stia arrivando sul mercato gia’ abilitata alla fruizione delle nuove frequenze: “Per questo e’ importante cominciare a sperimentare col passo giusto, vista anche la buona competizione tra operatori che sta iniziando anche sulla sola fase della sperimentazione“. Del resto “la digitalizzazione è il fattore cardine per la trasformazione competitiva digitale dell’intero Paese” ha detto Pileri intervenendo all’Italian Investment Showcase di Milano. “In Italia il processo è avviato e l’attenzione delle istituzioni è cresciuta in questi ultimi anni. Tuttavia, siamo ancora indietro rispetto a molti altri Paesi europei, e questo si riflette, in rapporto causa-effetto, sulla capacità di attrarre investimenti per far decollare la ripresa“. Secondo i dati diffusi nel 2017 in relazione al Digital Transformation Enablers’ Index (l’indice che indica la predisposizione del Paese a recepire la trasformazione) l’Italia si colloca al 16° posto. “E’ necessario investire in capitale umano, infrastrutture, sviluppo del digitale ed, infine, migliorare ancora i processi della Pubblica Amministrazione, se vogliamo aumentare la capacità del nostro Paese di attrarre investimenti e, con essi, velocizzare la trasformazione – ha spiegato Pileri. Secondo l’indice Desi (Digital Economy and Society Index) l’Italia si colloca infatti solo al 25° posto della classifica Europea del livello di digitalizzazione: l’indicazione di Anitec è continuare ad incoraggiare le nostre imprese a investire sul digitale, sui nuovi modelli di business e nella ricerca affinché garantisca l’innovazione che è vita per le imprese stesse”. Come illustrato dal presidente nel suo intervento, la realizzazione degli obiettivi in progetto, quali il piano ultra broadband, Industria 4.0, la PA Digitale, le tempestiva transizioni al 5G e al nuovo Digitale Terrestre (Dvb-T2) – che con il nuovo formato espansivo della capacità trasmissiva compenserà la sottrazione di canali UHF per lo sviluppo dell’LTE – e l’upgrade delle applicazioni Smart City, Building e Home, quale primo tassello della smart community, sono tra gli elementi chiave per l’avvio di una crescita più sostenuta del nostro Paese anche grazie agli investimenti della comunità internazionale. La strategia parte quindi dal realizzare investimenti in innovazione “a tutto tondo”, in linea con il presupposto secondo cui l’innovazione è un concetto trasversale e che oggi è sempre più intrinsecamente permeata dal “fattore digitale” presente in tutti i settori dell’economia e della vita sociale. L’innovazione è anche “culturale”. E su questo punto il nostro Paese e l’Europa possono (ed anzi devono) giocare un ruolo da leader se intendono mantenere la propria competitività. L’Italia, in particolare, può “avverare” il processo d’internazionalizzazione delle proprie Pmi valorizzando, attraverso il digitale, le competenze specifiche ed hi-level di cui dispone e che le sono già riconosciute all’estero. In questo multiforme scenario, il tema della collaborazione con il Sistema universitario e della Ricerca, Sviluppo e Innovazione gioca un ruolo fondamentale nelle attività di Anitec e delle aziende associate quali principali interpreti e fornitori delle tecnologie, apparati, soluzioni e servizi innovativi ed evoluti. (S.F. per NL)