Come se non bastassero quelle esistenti e prossime venture già annunciate, ecco una nuova nuvola nera affacciarsi all’orizzonte delle tv italiane.
Entro fine anno sono previste le entrate a regime delle coperture 4G (LTE) di TIM e Vodafone (ma gli altri player non staranno a guardare) con doti interferenziali determinate dalle prevedibili saturazioni dei centralini tv nelle vicinanze dei nuovi insediamenti diffusivi. Peraltro, spiega il portale ICT 4 Executive che è entrato nel vivo dell’argomento, entro il 2014 è previsto "il debutto delle prime reti Lte Advanced, verso velocità di 200-300 Megabit circa (contro gli attuali 100 Megabit)". Circostanza che starebbe stimolando "a livello istituzionale, il dibattito sulle nuove frequenze da liberare per assicurare la crescita dell’internet mobile ed è probabile che esploderà nei prossimi mesi, secondo tecnici ed esperti come Antonio Sassano (docente della Sapienza e massimo esperto nazionale del tema)". Nel merito, allo stato, spiega ICT 4 Executive, in testa alla copertura sembra esserci Tim (anche se di misura e comunque Vodafone conta di recuperare entro fine anno), che avrebbe appena superato il traguardo dei mille comuni: 1.138, pari a “oltre il 60,5 per cento della popolazione italiana”. L’obiettivo è arrivare a oltre l’80 per cento entro il 2016, e di coprire entro la fine dell’anno tutti i centri con più di 35 mila abitanti. “Si tratta di un importante risultato frutto degli ingenti investimenti di Telecom Italia per l’innovazione tecnologica – spiegano dall’azienda – pari a oltre 3,4 miliardi di Euro nel triennio 2014-16, a conferma della volontà dell’azienda di mettere a disposizione del Paese infrastrutture sempre più moderne e in grado di offrire servizi tecnologicamente evoluti che rispondano alla crescente domanda di banda larga mobile generata da cellulari, chiavette, smartphone e tablet”. Vodafone, continua il portale, invece ha annunciato qualche giorno fa di aver toccato quota 800 comuni e 300 località turistiche. “Lo sviluppo della reti fisse e mobili è una priorità di Vodafone Italia, che con il piano Spring investe 3,6 miliardi in Italia per portare il 4G al 90 per cento della popolazione entro il 2016. La rete 4G viene estesa ogni mese e già oggi oltre il 60 per cento della popolazione italiana ha la possibilità di accedere alla banda ultra larga mobile di Vodafone Italia”, annuncia l’operatore. Segue 3 Italia (per la quale si vocifera di un’importante fusione con un player maggiore) con una copertura di 280 tra città e località turistiche, pari al 32 per cento della popolazione. Wind ha appena attivato il 4G a Roma, Milano e Bologna, ma anche in alcune aree strategiche come gli aeroporti di Fiumicino, Linate, Malpensa, Orio al Serio, Venezia, Bologna, Catania, la Fiera di Rho, il Politecnico di Milano, la Sapienza di Roma. Nel corso del 2014 la copertura della rete Lte sarà attiva, progressivamente, in circa 20 primarie città italiane, ha annunciato Wind. ICT 4 Executive fa notare che "mentre Tim e Vodafone fanno pagare un sovrapprezzo di alcuni euro per il 4G, 3 Italia lo limita a un euro al mese (e lo rende gratis nelle offerte lanciate a luglio). Wind non fa pagare alcun extra, per ora". Il raggiungimento delle citate soglie di copertura LTE consentirebbe al nostro paese di colmare il divario con l’Europa: secondo i dati della commissione europea, a dicembre 2013 la copertura in Italia era del 39,3 per cento, contro una media Ue del 58,9 per cento. Per l’associazione degli operatori Asstel, finora la copertura Lte italiana è stata frenata dalla normativa sull’elettrosmog, che è di gran lunga la più rigida in Europa. Ma anche questo sarebbe "un tema che si sta sbloccando proprio quest’estate: un emendamento passato ad agosto, in fase di conversione in legge del decreto Competitività, stabilisce che entro 90 giorni il ministero dell’Ambiente dovrà fissare linee guide per nuovi metodi di calcolo delle emissioni. Sono linee guida promesse già dal Crescita 2.0 del 2012. Di fatto renderebbero più flessibili i metodi di calcolo e quindi permetterebbero agli operatori di riutilizzare le torri 2G/3G per le antenne 4G. Adesso, per il rischio di sforare i limiti, non possono farlo (e sono costretti a fare torri aggiuntive, per il 4G, con aggravi di tempi e costi)". Quanto alla nuova tecnologia, tutti gli operatori stanno sperimentando l’Lte Advanced, cioè l’evoluzione dello standard Lte. Tim e Vodafone sarebbero pronte a introdurlo già entro fine anno. In estate Tim ha annunciato “il primo test live dell’Lte Advanced”, cioè aperto al pubblico (a Torino), con prototipi di chiavette che supportino questa tecnologia. Vodafone a febbraio aveva annunciato il primo test (in laboratorio) del nuovo standard. Il principale vantaggio dell’Lte Advanced è la feature della carrier aggregation, che consente agli operatori di aggregare frequenze di diverse porzioni di spettro e così arrivare a supportare i 300 megabit. Gli attuali standard Lte utilizzati dagli operatori (Cat 3 e 4) richiedono invece frequenze attigue. Quelle degli operatori non arrivano a 20 MHz (a eccezione di Wind), di conseguenza non è possibile superare i 100 Megabit. Grazie alla carrier aggregation e a qualche aggiustamento che gli operatori possono fare nell’utilizzo delle frequenze (per esempio spostandole dal 2G a favore del 4G), è possibile arrivare a 40 MHz e quindi a 300 Megabit. In un primo tempo (fine 2014, inizi 2015) dovremmo arrivare a poco più di 200 Megabit. "La carrier aggregation permette solo di guadagnare un po’ di tempo su questo fronte, ma in realtà diventerà presto pressante un tema: fornire nuove frequenze agli operatori. Solo così sarà possibile toccare le velocità permesse dalle evoluzioni dell’Lte (fino a 1 Gigabit)", fa sapere ICT 4 Executive. Sarebbe un dossier già sul tavolo del ministero dello Sviluppo – che ha annunciato un intervento normativo già per settembre – e dell’Autorità garante delle comunicazioni. Uno dei temi è liberare, per la banda larga, la banda 700 MHz (UHF), come stanno facendo i Paesi confinanti; banda ora utilizzata dai servizi televisivi. Il nuovo piano frequenze, a quanto si legge in una delibera Agcom approvata il 18 luglio ma pubblicata solo ad agosto, prevede che da settembre 2015 quattro frequenze (dal canale 57 al 60 dell’UHF) dovranno essere liberate per la banda larga mobile. Lo richiede la normativa internazionale, del resto, e sarà inevitabile per l’Italia adeguarsi. Al più tardi dal 2018, i principali Paesi confinanti passeranno i 700 MHz alla banda larga; se l’Italia continuerà a usarli per la tivù causerà interferenze ai servizi dei vicini. Agcom starebbe inoltre studiando un piano per offrire i 28 e i 28 GHz alla banda larga mobile e – più in là – i 3,6-3,8 GHz. "Sono però frequenze molto alte e quindi probabilmente interessanti più per chi fa servizi fixed wireless broadband (tipo Wimax). Quelli mobili hanno bisogno, per motivi tecnici, di frequenze tanto più possibile basse (ad oggi l’Lte si fa su 800 MHz, 1800 MHz e 2600 MHz, in Italia)", sottolinea ICT 4 Executive. (E.G. per NL)