Occorre un intervento di rimodulazione sul contributo di ricarica dei cellulari per restituire alla concorrenza tutte le componenti di prezzo della telefonia mobile e ottenere in prospettiva rilevanti riduzioni delle tariffe. E’ la principale indicazione che arriva dall’indagine conoscitiva congiunta condotta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e conclusa il 15 novembre 2006. In base ai risultati dell’indagine, ci sono i margini per un intervento dell’AGCOM – in relazione agli elevati contributi di ricarica –per garantire tutte le fasce di clientela, specie quelle economicamente più deboli. Gli operatori dovranno inoltre fornire informazioni trasparenti in grado di permettere agli utenti scelte di consumo consapevoli.
Per le Autorità, la revisione, anche totale, del contributo fisso renderebbe più trasparente le offerte e ne aumenterebbe la comparabilità. Verrebbe inoltre eliminato quel carattere di regressività del costo di ricarica, che incide in misura maggiore sui tagli inferiori, creando effetto distorsivi per i consumatori più deboli.
Nell’indagine conoscitiva, che verrà ora inviata alla Commissione Europea, si sottolinea come il “costo” di ricarica del credito di telefonia mobile rappresenti un’anomalia italiana, non essendo applicato negli altri Paesi europei.
L’indagine evidenzia inoltre come il servizio prepagato sia nato in alternativa al servizio in abbonamento, che è onerato dalla tassa di concessione governativa.
Si tratta di un contributo che ha permesso ai gestori di conseguire nel 2005 ricavi al lordo dei costi per circa 1,7 miliardi di euro, corrispondenti ad oltre il 15% degli introiti complessivi delle SIM prepagate. In Italia oltre il 90% degli utenti si avvale del servizio ricaricabile, rispetto ad una media europea intorno al 50%. Mentre i prezzi al minuto del servizio si sono progressivamente ridotti nel tempo, il contributo di ricarica per i diversi tagli è rimasto inalterato, per tutti gli operatori.
Dall’indagine emerge peraltro che il contributo di ricarica non ha un diretto e trasparente rapporto con i costi sostenuti dagli operatori per la gestione dei servizi di ricarica, ma rappresenta una componente di prezzo inserita dalle imprese nell’ambito delle loro strategie di pricing. In particolare, è stato stimato che il margine specificamente riferibile ai soli contributi di ricarica è nell’ordine del 50-55%, per un valore di circa 950 milioni di euro nel 2005. L’effetto prodotto dal contributo di ricarica è quello di elevare il prezzo al minuto di una percentuale costante: in sostanza, a parità di prezzo al minuto, l’acquisto di ricariche di piccolo taglio comporta un incremento del prezzo complessivo anche sensibilmente superiore rispetto a quello applicato per i tagli di importo maggiore.
In un contesto di grande complessità tariffaria, il contributo di ricarica ha dunque ulteriormente accresciuto l’eterogeneità delle voci di prezzo, rendendo più opaca la percezione del prezzo effettivo finale del servizio.
TABELLE ALLEGATE
Tabella A – Incidenza % del contributo di ricarica sul credito acquistato
2003
2004
2005
fino a 20 euro
33,5
40,7
48,3
da 20 a 50 euro
54,7
48,3
45,4
oltre 50 euro
11,8
11,0
6,3
Totale
100,0
100,0
100,0
Fonte: elaborazioni su dati aziendali
Tabella B – Valore medio del contributo di ricarica per taglio (€)
2003
2004
2005
Var. % 05/03
Media
2,34
2,20
2,25
-4,1
– fino a 20
1,28
1,30
1,51
18,2
– da 21 a 50
3,99
4,06
4,11
2,9
– oltre 50
4,23
4,66
4,21
-0,5
Fonte: elaborazione su dati aziendali
Il testo dell’indagine conoscitiva sarà disponibile sui siti web di Agcm e Agcom.