È scontro aperto tra Telecom Italia e il Ministero dello Sviluppo Economico sulla Banda Larga: l’amministratore delegato Tim Flavio Cattaneo, intervenuto in un’audizione in commissione parlamentare, ha accusato Infratel, società del ministero deputata alla realizzazione della banda larga sul territorio nazionale, di aver costruito dei bandi ad hoc per Open Fiber, operatore della connettività che risulterebbe favorito. Secondo Cattaneo, infatti, il bando prediligerebbe la tecnologia “Fiber-to-the-home” (Ftth) e non sarebbe in linea con quella “Fiber-to-the-cabinet” (Fttc) utilizzata in via principale da Telecom, motivo per cui l’ex monopolista avrebbe perso la prima delle tre gare per l’assegnazione delle zone bianche (ossia le zone in cui le infrastrutture per la banda larga sono inesistenti e in cui è poco probabile che si sviluppino senza interventi statali). Il Ministro Calenda ha ritenuto inaccettabili le esternazioni di Cattaneo, invitando Telecom ad adottare un linguaggio più consono all’interlocutore istituzionale e ad accettare le regole del bando Infratel che, secondo il Ministero, è stato costruitio nel rispetto delle regole italiane ed europee. Telecom prosegue comunque nel proprio piano di investimento nelle infrastrutture per la connettività (11,5 miliardi nei prossimi tre anni), iniziativa che non piace molto al Governo: Cattaneo ha dichiarato che entro il 2018 Roma sarà coperta al 98% in Fttc e in alcune zone in Ftth e entro la fine dell’anno in corso è prevista una copertura dell’85% del territorio nazionale. L’iniziativa non piace molto al Governo, che ha già chiesto a Telecom di fare un passo indietro, ma l’a.d. è battagliero anche su questo punto: “I tempi del pubblico sono molto diversi da quelli di un privato. Il pubblico decide, ha procedure, questo allunga i tempi. Perché non posso offrire al cliente in un mese quello che gli altri danno in 3 anni?” (V.D. per NL)