Per le nuove tecnologie mobili l’Ue stanzia 700 milioni di euro e firma numerose partnership, l’ultima col Giappone. Ma gli Stati dovranno trovare una linea comune sulla liberazione della banda 700 MHz.
Dopo l’avvio di parterships con Giappone, Cina e Corea, l’Unione Europea annuncia un accordo anche col Brasile per la quinta generazione delle reti mobili. Tuttavia il mercato in questione continua ad essere motivo di preoccupazione per il vecchio continente, considerando come i precedenti (basti guardare i trascorsi con il 4G) l’abbiano sempre visto in seria difficoltà nello stare al passo con i tempi. Riflesso naturale delle più vaste divisioni politiche fra gli stati membri, la difficoltà nel raggiungere una linea comune risulta essere l’ennesimo risvolto negativo di un’unione più formale che sostanziale. Le parole del Ceo Vodafone, Vittorio Colao, lasciano trasparire l’amarezza sui motivi dell’arretratezza europea «Cina e Stati Uniti sono e saranno avanti semplicemente perché in Europa non ci sono regole uniformi sullo spettro e l’accesso». In tal senso la liberazione della banda sotto i 700 MHz, da raggiungere entro il 2020, può configurarsi campo di prova per l’effettiva funzionalità dell’Ue. Anche Pilar del Castillo, relatrice della proposta di regolamento sul mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche, si è espressa sulla necessità «di eliminare l’attuale frammentazione nelle regolamentazioni e nei prezzi dello spettro radio» in Europa. Gli stanziamenti dell’Ue arrivano a 700 milioni di euro e sono in vista altri accordi con India e Usa; nonostante questo, la mancanza di una tabella di marcia condivisa fra i paesi dell’unione rischia di trasformare l’investimento in un buco nell’acqua. In quest’ottica, fa ben sperare la presa di posizione del commissario europeo per l’Economia e la società digitale, Gunther Oettinger, ila quale ha dichiarato che non saranno ripetuti «gli errori commessi con il 4G: questa volta avanti con sinergie, investimenti congiunti e giro di vite sulla riforma dello spettro». Da qui l’incontro con le aziende di telecomunicazioni avvenuto il mese scorso, primo passo verso l’impegno della commissione Ue nel trovare un punto d’incontro comune; l’obiettivo è quello di impostare un “5G Action Plan for Europe” che trovi d’accordo tutti i players in gioco. Dal delicato e instabile quadro sulla questione, risulta sicuramente un considerazione necessaria e inoppugnabile: non salire sul treno dei “grandi” delle nuove tecnologie (5G in primis) sarebbe non solo un’opportunità sprecata, ma metterebbe a serio rischio la sostenibilità e la competitività europea. (G.C. per NL)