Quattro anni fa si spegneva uno dei più grandi reporter di viaggio dei nostri tempi, cui il nostro Paese ha avuto la fortuna di dare i natali.
La sua vita era un giro di giostra, lui un “evaso di professione”. Con queste parole da ragazzino mai cresciuto, da curioso del mondo sin nei suoi minimi particolari, di amante del genere umano in ogni sua connotazione ed istinto, Tiziano Terzani parlava di sé, della sua vita, delle sue scelte, delle sue esperienze di reporter di viaggio, di uomo contro il sistema che ha avuto la fortuna di narrare il mondo (quello asiatico, in particolar modo) come fosse una grande autobiografia del suo continuo viaggiare, conoscere, esperire. In realtà Tiziano Terzani era tutt’altro che un ragazzino mai cresciuto. Due lauree, cinque lingue, tra cui il cinese, parlate fluentemente, una vita al servizio del sapere più che dell’informazione, nell’estremo e continuo tentativo di far conoscere in modo profondo, dettagliato, libero da clichè e falsi miti, libero dai vincoli di un’informazione occidentale che vuol dare etichette più che spiegare la storia. La sua storia di viaggiante nasce nei primi anni sessanta quando, laureato in giurisprudenza, un lavoro sicuro alla Olivetti, decide di mollare tutto e trasferirsi in Asia, spinto dalla sete di sapere e di conoscere, dalla sete di raccontare. Una moglie e due figli piccoli lo seguono in quest’avventura, che inizia a Singapore e che si svilupperà per oltre trent’anni attraverso tutto il continente asiatico, dalla Cina, al Giappone, passando per la Russia, l’India ed il suo grande amore, l’Indocina. Qui Terzani è testimone della storia in presa diretta, vede e racconta l’evolversi, anzi l’involversi, di una società, di un modo di vivere, di un modo d’intendere il mondo, macchiato, sporcato, dilaniato dal germe della guerra, dagli interessi dei colossi mondiali, dalla corsa sfrenata verso l’utopia comunista o gli interessi americani. Tiziano Terzani arriva in Asia quando la guerra del Vietnam ha appena preso piede, mentre i vicini Paesi sonnecchiano ancora in una pace secolare che a breve sarà rotta, distrutta per sempre dai bombardamenti americani, dalle guerre fratricide, dagli olocausti ordinati dai governi corrotti. La Cambogia, in particolare, è il grande amore di Terzani, cui lo scrittore-giornalista-reporter dedica alcuni scritti ed, in particolare, un libro uscito postumo ad opera della moglie Angela Staude, “Dispacci dalla Cambogia”, in cui Terzani, attraverso i suoi articoli per “Der Spiegel”, “Il Giorno” e “L’Espresso”, descrive trent’anni di storia, trent’anni di guerra nel paese governato dal principe Sihanouk. Il giornalista fiorentino parte dall’Italia senza un lavoro fisso, senza che nessun giornale o magazine europeo l’abbia ingaggiato come proprio inviato speciale e permanente nel continente asiatico. Si conquisterà questa carica con il suo lavoro sul posto. Inizialmente solo il giornale tedesco “Der Spiegel” gli concede un piccolo contratto di collaborazione come inviato a metà, nel senso che Terzani scrive, invia ed il giornale paga solo se pubblica. Ed, in più, gli dà un piccolo fisso. Con il tempo s’incrementano le collaborazioni, che diventano fisse, prima con “Il Giorno”, poi “L’Espresso”, il “Corriere della Sera”, la “Repubblica” e diversi magazine e quotidiani europei. Nel frattempo scrive tanti libri, mescolando esperienze personali a racconti giornalistici, impressioni a cenni storici, filosofici, culturali. Il suo amore per l’Asia e per la sua storia variegata, la sua cultura per noi a volte incomprensibile, è smisurato. Ci dedica tutta una vita, una vita su una giostra che non smette mai di girare, perché il motore non smette mai di ricaricarsi di nuova linfa, di nuovo desiderio di conoscenza, di nuovo desiderio di raccontare. Terzani vive a Singapore, ad Hong Kong, in Cina (da cui viene cacciato nel 1984, dopo un mese di “rieducazione”, per attività controrivoluzionaria), in Giappone, in Thailandia, in India. Ma i suoi viaggi si estendono lungo tutto il continente, fino ad arrivare a Mosca, culmine di un lungo viaggio durato due mesi in seguito al golpe contro Gorbaciov che, in pratica, mette fine all’era dell’Unione Sovietica e che Terzani racconta dalla viva voce della gente che incontra nel suo cammino. Nel suo essere reporter e testimone diretto, Terzani ha un ruolo unico nel panorama informativo non solo italiano del ventesimo secolo. I suoi scritti gli procurano fama internazionale, premi prestigiosi, una sicurezza economica che lo rende libero da qualsiasi limitazione della sua libertà d’espressione. Negli ultimi anni della sua vita si rende partecipe del dibattito inerente la presunta minaccia islamica al mondo occidentale, opponendosi alle parole di guerra espresse dalla scrittrice e giornalista Oriana Fallaci, e pubblicando il libro “Lettere contro la guerra”. Divorato da un cancro, Terzani prende anche questo suo ultimo viaggio come un qualcosa di stimolante ed allo stesso tempo nuovo, che lo porta ad esperire nuovi luoghi, nuovi situazioni, nuovi eventi spirituali. “Ormai mi incuriosisce di più morire. Mi rincresce solo che non potrò scriverne”, disse in una delle sue ultime interviste. Poi narrò le sue memorie al figlio Folco, che le raccolse nell’opera “La fine è il mio inizio”, e si spense nella sua casa di Orsigna, in provincia di Pistoia, il 28 luglio 2004. entrando nella leggenda. (G.M. per NL)