Mentre il maxi-emendamento finanziario si trova ad un crocevia, con la maggioranza costretta a ricorrere al voto di fiducia in parlamento per l’approvazione del decreto, alcune “falle” vengono a galla. Il premier e i componenti del governo dichiarano, unanimemente, che gli italiani dovranno affrontare grossi sacrifici per riuscire a risollevare le sorti del Paese, dovranno accettare i tagli della Finanziaria, dovranno essere uniti (e anche molto pazienti) per uscire tutti insieme da questo periodo nero. C’è, però, un gruppo di italiani per cui questo brutto periodo sarà un po’ meno negativo che per gli altri. Anzi, per dirla tutta, sarà persino più roseo che nel recente passato. Questa compagine non è composta da proletari bisognosi di un piccolo aumento di salario per arrivare a fine mese, ma, udite udite, dai collaboratori del premier, ossia tutti gli impiegati di Palazzo Chigi, tutto il personale della presidenza del consiglio dei ministri. Pare assurdo ma è così. Mentre l’Italia fa i conti nelle proprie tasche per programmare i futuri sacrifici da affrontare, la presidenza del consiglio si “gode” un bonus di 600 euro mensili, un lusso di non poco conto nell’attuale, disastrosa, situazione finanziaria del paese. Certo, i dipendenti di Palazzo Chigi hanno da sempre goduto di un trattamento particolare rispetto agli altri funzionari pubblici, arrivando a percepire anche il 30% in più, sul salario, rispetto ai colleghi. Ma in un momento come questo, appare assolutamente fuori luogo “premiare” questa categoria, stanziando 1,6 milioni di euro, quando questi soldi sarebbero certamente più utili per risollevare situazioni ben più gravi. Ragionevole, quindi, chiedere agli italiani un sacrificio economico per uscire dalla crisi, ma sarebbe quantomeno onesto e sensato iniziare a “sacrificare” le proprie casse. O perlomeno a non rimpinguarle. (G.C. per NL)