Dopo il golpe militare dello scorso settembre, la Thailandia è divenuto un Paese non libero, autarchico, dove la censura gioca un ruolo troppo forte, che condiziona notevolmente la vita del popolo tailandese. Non a caso, in effetti, Reporters sans frontieres, ha inserito lo stato orientale, concedendogli addirittura il ruolo di capofila, tra i 14 paesi “nemici di internet”, proprio per la forte attività censoria vigente al suo interno. Il limite della decenza, però, è stato ampiamente superato. E’ di ieri la notizia secondo cui il governo thailandese e la sua giunta militare hanno deciso di far chiudere i battenti niente meno che al sito attualmente più famoso del mondo: YouTube. Il perché? Nel portale gira un video di appena 44 secondi, immesso da un anonimo che si firma “Paddidda”, che scherza in modo irriverente sulla figura del re, la figura più riverita ed adorata dell’intero Paese, nonché il monarca più longevo dell’intero globo. Per la religione buddista, la più praticata in Thailandia, la testa degli uomini è considerata la parte sacra del corpo umano, mentre i piedi sono ritenuti una parte disprezzabile, impura. Ora, il video in questione (dubbiamente offensivo, per lo meno secondo i parametri occidentali: da noi ci si va giù in maniera molto più pesante; e meno male…) ritrae, tra le altre immagini (tutte ritoccate ironicamente, ma mai volgari), la testa del sovrano, sovrastata da un paio di piedi di donna. Apriti cielo. Video offensivo, sprezzante, considerando la considerazione di cui godono le due parti del corpo e considerando l’idolatria nei confronti del monarca.
Google, società che controlla YouTube, si è rigidamente rifiutato di ritirare il video dal web, ritenendolo tutt’altro che lesivo dell’immagine del re, e per questo motivo la giunta militare thailandese ha deciso di censurare, di oscurare il sito finchè non si deciderà a togliere il video, che nel frattempo sta ricevendo una valanga di proteste, insulti e minacce, da quella fetta di popolazione accecata dalla visione politico-religiosa che vige in Thailandia. La religione, si sa, è l’oppio dei popoli, per fortuna che c’è il progresso. Quando non viene ostacolato. (Giuseppe Colucci per NL)