Che il telegiornale di Retequattro non sia propriamente imparziale nel trattare le tematiche inerenti i diversi soggetti della scena politica è noto sin dalla notte dei tempi; che il suo direttore Emilio Fede nutra una sorta di venerazione, un mix tra un’ammirazione professionale sfrenata ed un’idolatria personale ai limiti dell’adorazione, per Silvio Berlusconi, è vicenda forse ancor più nota. Ma, tra buchi legislativi ed indifferenza, questo difetto informativo non è stato mai combattuto, mai curato fino in fondo, ragion per cui sono quasi quindici anni che Emilio Fede continua a fare il suo lavoro senza particolari patemi d’animo. Certo è che dall’insediamento di Corrado Calabrò quale garante per le comunicazioni, si è cercato di mutare qualcosa. In effetti, il massimo rappresentante dell’Agcom si è sempre dichiarato contrario alla condotta tenuta dal Tg della rete forse meno rappresentativa di Mediaset, diffidandola in più circostanze circa il suo modo di trattare le notizie di natura politica. Tutto è iniziato lo scorso 27 dicembre 2005, data in cui l’Authority aveva accusato il telegiornale di “violare sistematicamente il principio pluralistico posto a fondamento del sistema radiotelevisivo, nonché l’obiettività, la completezza, la lealtà e l’imparzialità dell’informazione e l’apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose”. La ragione? In occasione del discorso di fine anno tenuto dall’allora premier Berlusconi, il Tg di Fede vi dedicò una due giorni di dirette e speciali, con una “leggera” tendenza ad elogiare l’operato del governo e del Presidente del Consiglio durante l’anno 2005. L’Agcom, tramite i propri osservatori, iniziò ad indagare sulla condotta del Tg4, accusato di “una preponderante presenza del presidente del consiglio” all’interno dei tg. Il secondo round dello scontro Calabrò-Fede avvenne nel momento in cui l’Agcom prese ad osservare più a fondo il comportamento del Tg4, tra le altre cose, edito, come tutti i programmi della rete, da Rti, società il cui controllo è direttamente attribuibile all’ex premier nonché proprietario di Mediaset, Berlusconi: chiaro caso di conflitto d’interessi, su cui l’Agcom è chiamata a vigilare. Altra diatriba tra il direttore del tg e il rappresentante dell’Agcom, in occasione dell’evento più delicato dell’anno 2006, in tema di politica: le elezioni politiche del 9 e 10 aprile, con relativa campagna elettorale. Anche in quel caso la redazione del Tg4 fu duramente attaccata dall’Agcom, accusata di servilismo nei confronti del proprio padrone. Per circa un mese su uno dei sette telegiornali nazionali, rigidamente soggetti al controllo della par condicio, non si parlò d’altro che del buon operato del governo uscente e dei misfatti (veri o fittizi) dell’aspirante (e futuro) governo di centro-sinistra. Una situazione paradossale, descritta come comica dalla totalità della stampa straniera, d’entrambi gli orientamenti politici. Ma la situazione di comico aveva ben poco. Ultimo atto, che ha fatto infuriare Calabrò ed il suo entourage, la diretta (durata più di due ore) della manifestazione del 2 dicembre a Roma, manifestazione dichiaratamente politica, con l’unico obiettivo di screditare il governo. La diretta fu trasmessa da Rete4 e da Rai2, in contemporanea, ma la rete Mediaset vi dedicò anche uno speciale dibattito e la quasi totalità del telegiornale delle 19, presentato dal direttore Fede. Ennesima ammonizione per Rete4 ed il suo tg. Ma, ironia della sorte, l’Authority deve arrendersi, in quanto “in tali casi la disciplina del conflitto di interessi sotto la forma del sostegno privilegiato, prevista dalla legge 215, rimane praticamente priva di conseguenze sanzionatorie”. In buona sostanza, causa un enorme buco legislativo, il comportamento della rete e del suo telegiornale, seppur eticamente poco corretto, risulta non punibile e non punito. (G.C. per NL)