Terremoto a L’Unità: no a Bellu come condirettore, tensioni sindacali e solidarietà dei redattori storici

Non c’è pace per L’Unità. Il quotidiano, diretto da circa un anno da Concita De Gregorio, continua ad essere oggetto di tensioni interne, come se non bastassero quelle che già provengono da ambienti esterni. E questo nonostante una lenta ripresa economica derivata dal leggero incremento di copie vendute nell’ultimo anno, che contrastano un trend economico negativo che riguarda l’intero settore. Ricapitolando, l’8 luglio Concita De Gregorio, all’interno di una parziale riorganizzazione interna, ha promosso Giovanni Maria Bellu, già vice direttore, al grado di condirettore. Oltre a Bellu, le novità riguardavano le promozione a vice caporedattore di Fabio Luppino, e a vice caposervizio di Roberto Rossi. Bellu, cinquantadue anni, inequivocabilmente sardo, ha un trascorso di cronista per Repubblica: assunto nel 1988, dopo aver lavorato a la Nuova Sardegna, fa prima il caposervizio della politica interna e nel 1995 passa a fare l’inviato speciale, occupandosi di molti casi importanti degli ultimi anni: dall’omicidio di Ilaria Alpi, alle inchieste su Gladio e la strage di Ustica, fino al ritrovamento sui fondali a largo di Portopalo di Capopassero dei resti del Boat People, affondato con circa 300 immigrati clandestini a bordo. Bellu ha vinto il Premio Sant Vincent nel 2002. La sua nomina a condirettore, però, ha suscitato qualche mugugno in redazione e nel cdr, tanto che il voto di gradimento negativo della stessa ha provocato una serie d’effetti a catena che tengono col fiato sospeso il direttore e tutto lo staff del quotidiano fondato da Gramsci. Per il momento la redazione ha dato parere negativo alla proposta del direttore di promuovere Bellu condirettore, esprimendo contrasti interni rispetto al gradimento nei suoi confronti. Immediatamente, però, alcuni dei collaboratori storici della testata, da Staino a Luigi Manconi e Vittorio Emiliani, hanno voluto esprimere la loro solidarietà nei suoi confronti, con una lettera aperta al direttore. “Caro direttore – scrivono i tre – abbiamo appreso, come altri, indirettamente dai giornali, che all’interno della redazione dell’Unità si sono determinati gravi contrasti sul gradimento da esprimere alla nomina a condirettore di Giovanni Maria Bellu al quale vogliamo esprimere la nostra stima per il lavoro svolto in questi mesi”. Il direttore, da par suo, sottolinea il proprio disagio per questa ulteriore tegola che pesa sulla sua testa, in una situazione così difficile, fatta di cassa integrazione a rotazione a di stipendi decurtati del 20% a fronte di un aumento dei carichi di lavoro. “In una situazione di crisi del comparto e di sacrificio per la redazione – ha spiegato ancora il direttore – sarebbe una notizia che non vi fosse disagio. Eppure in queste condizioni difficili e gravi che io vivo tutti i giorni prevale il senso di responsabilità collettivo”. Come se non bastasse, le ultime sul caso Bellu hanno spinto Roberto Brunelli, primo degli eletti nel cdr, a lasciare la carica: “Per quel che mi riguarda, ho passato l’ultimo anno a tentare l’intentabile: e cioè di mediare , nei miei forti limiti, tra posizioni diverse, a lavorare per una distensione, laddove la priorità rimanevano la vita della redazione, i suoi diritti, il suo orgoglio e le prospettive del giornale. Da questo punto di vista, mi considero del tutto sconfitto”. Insomma, terremoto a L’Unità, anche se, nonostante tutto, i dati di vendita, coadiuvati dalle nuove importanti collaborazioni di Luigi De Magistris e Don Filippo Di Giacomo, continuano a far graviate il giornale in un’orbita abbastanza positiva. (G.M. per NL)
 

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