Come noto ai lettori, Newslinet da qualche anno rifiuta i comunicati di esaltazione di improbabili vittorie da parte dei perdenti nelle indagini d’ascolto sul modello delle dichiarazioni all’indomani delle elezioni politiche, preferendo dedicare approfondimenti critici sulle tendenze in atto.
E l’ultima sessione (nel vero senso della parola, visto che siamo ai titoli conclusivi) di TER deve far riflettere: non solo per il generalizzato calo dell’ascolto radiofonico – che, tutto sommato, è un’ovvietà per chi non vuole chiudere gli occhi, ma riconosce che si sono aggiunte sedie alla tavola dell’Audio negli ultimi anni -, quanto per l’evidenza di orientamenti in atto che, mai come oggi, sono emersi in maniera così vasta. Processi che abbiamo provato a concatenare.
No ai parrucconi, ma nemmeno ai disfattisti
Una premessa: non prestiamo certo il fianco ai guru analogici, formatisi su manuali americani anni 90 da cui non si sono più distaccati, che sostengono che Spotify & C. non siano competitor della radio (personaggi che ricordano i manager televisivi che 15 anni fa ridacchiavano davanti a chi paventava il pericolo di Netflix), ma nemmeno siamo tra quelli che ritengono che la Radio (come medium) abbia imboccato una via di non ritorno.
Il monito di TER 2024
Piuttosto, pensiamo che questa particolare, ultima, sessione di TER dove, quantomeno, riguardo le radio nazionali, su 14 stazioni solo 2 hanno un segno positivo nel confronto tra 2024 e 2023, debba fornire importanti motivi di riflessione. Che elenchiamo e la cui summa potrebbe costituire il monito lasciato dall’indagine conclusiva dell’era del Tavolo Editori Radio.
Il merito del demerito altrui
Cominciamo dalla considerazione che la successione nelle prime posizioni della classifica ha avuto luogo non per merito, ma per demerito altrui: chi ha perso così tanto, ha favorito l’ascesa di chi gli stava sotto. Ma quest’ultimo ha ben poco da gioire, perché il suo bilancio è comunque negativo. Fino alla 7° posizione, infatti, nessuno può considerarsi soddisfatto e deve, volente o nolente, adottare misure correttive.
Il coraggio di cambiare
Chi ha il segno positivo, modesto o rilevante che sia, è chi ha avuto il coraggio di sperimentare o di mettersi in discussione, quand’anche limitatamente: sono questi i casi di Radio 24 e di Radio Capital.
Verticalizzare non sempre è necessario
In quest’ottica vanno ascritti i successi di Sportiva (col suo layout essenziale e stonacato), Birikina (che ha intercettato l’esigenza di uno stile jack) e Bruno (che ha raccolto lo stile brioso delle hit radio degli esordi, senza però eccedere nelle risatine e nell’affollamento degli studi), stazioni percepite come nazionali, anche se giuridicamente locali, che propongono qualcosa di diverso, non necessariamente verticale. A dimostrare che il pubblico ambisce a qualcosa di disomogeneo.
Il medium non è il messaggio
Un’altra riflessione è che la piattaforma di diffusione (il medium) non è la radio (che rappresenta ormai e semmai il messaggio): il segnale potente non aiuta più come un tempo. Il livellamento della distribuzione dei contenuti sta progressivamente indebolendo chi comunica a vanvera, premiando, viceversa, chi lo fa con cognizione di causa.
La vincente diversità
“Buongiorno, sono lieto di vedere che siamo diversi. Che insieme si possa diventare più grandi della somma di entrambi”, diceva il compianto attore Leonard Nimoy, che col personaggio di Spock era l’emblema della diversità costruttiva. Replicare radio su radio o playlist on demand su radio non aiuta (la radio).
Il nome sbagliato rende tutto irreale
Mai come nel 2024, abbiamo scritto qualche settimana fa, l’importanza del brand è stata riconosciuta nel sistema radiofonico (italiano). Fino a quest’Ultima Thule si pensava che un marchio radiofonico storicamente tutelato potesse porre al riparo comunque grazie alla metodologia di rilevazione CATI (che premia la notorietà del nome ed il ricordo dell’ascolto, più che l’ascolto effettivo).
Nessuno è indenne dalla competizione esterna
I crolli del secondo semestre 2024 dimostrano che nessuno è indenne dalla competizione esterna, più che interna: identificarsi chiaramente è essenziale. Per tutti.
Il valore dell’esperienza condivisa
Un aspetto spesso sottovalutato è la capacità della radio di offrire un’esperienza condivisa e collettiva: un elemento che la distingue nettamente dalle piattaforme di streaming on demand.
Il mondo in diretta
La narrazione non banale in diretta, il commento ad eventi in tempo reale e l’interazione con gli ascoltatori restano valori aggiunti irrinunciabili. Tuttavia, questi elementi non possono essere dati per scontati: la radio deve evolversi per mantenere questa centralità, adattando i propri linguaggi e formati alle abitudini di un pubblico sempre più frammentato.
Innovare senza tradire l’identità
Innovare non significa abbandonare le proprie radici, ma piuttosto trovare nuove strade per valorizzarle. La tradizione radiofonica italiana ha una storia di successi costruiti sull’autenticità, sulla prossimità e sull’empatia con gli ascoltatori.
Tratti distintivi
I tratti distintivi devono guidare ogni innovazione tecnologica e contenutistica. Quest’ultima sessione TER, quasi togliendosi dei sassolini dalle scarpe con cui sono stati percorsi gli ultimi anni, ha premiato gli editori più lungimiranti che hanno saputo fare la differenza: non con rivoluzioni radicali, quanto con piccoli passi coerenti con la loro identità.
Il futuro
Con la rilevazione finale di TER 2024, si chiude un capitolo importante della storia della radio italiana, ma si apre anche un’opportunità unica per immaginare nuovi modi di misurare e comprendere l’ascolto.
Oltre il CATI
La sfida, ora, è andare oltre le rilevazioni tradizionali, integrando (attraverso le metriche SDK) dati provenienti dalle piattaforme digitali, dai social e dai dispositivi smart.
Il nuovo mondo (audio)
Questo approccio più completo non solo fornirà una fotografia più accurata delle abitudini di ascolto, ma potrà anche guidare il settore verso una competizione più trasparente e un’offerta sempre più mirata e innovativa.
Se al posto di due o più addendi si sostituisce la loro somma, il risultato non cambia
Ma una rilevazione più puntuale non restituirà risultati diversi se non si prenderà atto che il mondo audio è cambiato: fuori ci sono Spotify & C che hanno drenato gli ascolti dei giovani, il pubblico più adulto ha scoperto i podcast, che stanno sostituendo gli approfondimenti live delle stazioni di informazione e l’utente ha cambiato abitudini insieme ai device con cui fruisce dei contenuti.
(ri)Partire
E’ da qui he occorre ripartire. O, forse, partire.