Considerate la vita in una metropoli, tutta corsa, orari da rispettare, mezzi che portano da un estremo all’altro della città; ora, prendete questo genere di vita e trapiantatela in una grande metropoli statunitense, e moltiplicate per tre questi ritmi forsennati: la gente corre dalla mattina alla sera, file alle banche, alle poste, per aspettare il metrò e quant’altro. Il tutto farcito, però, da un’instancabile sete di sapere, di informazione, di essere sempre al passo con i cambiamenti del mondo, di essere sempre in prima linea. Le vecchie metodologie di fruizione mediale stanno diventando anacronistiche, lente, statiche; negli States, ma pian piano in tutto il mondo industrializzato, si sta diffondendo quella che gli esperti hanno definito “snack culture”. Lo snack è un pasto, piccolo, consumato rapidamente, spesso facendo altro in contemporanea, ancor più spesso in mobilità. Ecco, la “snack culture” è questa: è l’informazione, ma anche l’intrattenimento, la musica e quant’altro, fruita, “consumata” in mobilità, senza vincoli di tempo e di spazio, ma in ogni situazione, anche in quelle che paiono al limite del praticabile. La “snack culture” è quella che ha portato all’introduzione nei mercati del tvfonino, dove vedere tutto in formato light, in formato consuma-e-getta, fruisci e dimentica. Il tvfonino propone delle modalità di visione completamente differenti dal mezzo tradizionale: gli “highlights” delle partite ed il meglio dei 35 sport proposti da Espn, tutto in formato mini, veloce; il “News Mix” di DirectTv, un’interfaccia con otto canali d’informazione, tutti concentrati su un minuscolo schermo del cellulare; ma anche i prodotti, da pochissimi secondi ad alcuni minuti, proposti da YouTube o da CurrentTv. Ma non è solo il tvfonino, anche l’iPod è “snack culture”, ascolti, fai altro, tutto in mobilità; la radio, Radio Sass (“Short Attentino Span System”), il cui motto è “condensare l’essenza delle canzoni più popolari, senza noiosi assoli di chitarra e lunghe introduzioni”. Tutto questo ed altro ancora è “snack culture”: prodotti e formati che si adattano ai tempi dei diversi terminali, delle diverse esigenze della gente, della sempre maggiore mobilità degli individui, specie nelle grandi città, nelle metropoli. Ed è un modello che stiamo assorbendo totalmente, in maniera quasi inconsapevole, e questo ci spinge ad andare ancora più veloce, diventare ancora più frenetici, soddisfacendo, però, la propria sete di sapere, conoscere, scoprire. Stiamo andando tutti in quella direzione. Niente e nessuno, però, sarà mai capace di toglierci il piacere ed il relax che può darci un divano, un telecomando, una buona compagnia ed un bel film, telegiornale o partita di calcio, tranquillamente gustati nel proprio focolare domestico. (Giuseppe Colucci per NL)