Il processo di digitalizzazione tv a casa nostra non è solo affar nostro. Impone il coinvolgimento degli Stati confinanti per le emissioni prossime ai limiti territoriali, nel rispetto di un coordinamento internazionale (Piano di Ginevra) che reca anche la nostra firmetta. Così ciascuno Stato irradia sulle frequenze assegnate nel proprio territorio limitando al mero debordo naturale le emissioni su quello altrui. Pacta sunt servanda, titola l’art. 26 della Convenzione sul diritto dei trattati: “Ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere da esse eseguito in buona fede”. Però noialtri, a causa della mancata attuazione del Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze, ne abbiamo combinate più di Bertoldo. Soprattutto alla Svizzera, il cui territorio presenta brecce orografiche facilmente valicabili dalle nostre onde elettromagnetiche. Talché, negli ultimi 30 anni, centinaia di segnalazioni interferenziali sono state recapitate all’indirizzo del MSE-Com ed altrettante ordinanze di eliminazione di turbativa sono state emesse ed eseguite a carico delle radio in FM italiane. Ma non tutti i problemi sono stati risolti: oltre una settantina, considerati cronici, sono ancora al tappeto per vari motivi. Per esempio perché d’interferenze concrete non sempre si tratta: cospicui sono infatti i casi in cui gli inflessibili vicini hanno chiesto di levare turbative prospettiche ad impianti inattivi e che rimarranno tali chissà per quanto, mentre a lasciarci le penne sarebbero emissioni spesso vitali per i nostri editori. Forse che la faccenda ha ragioni politiche, editoriali e commerciali piuttosto che tecniche? Sta di fatto che, tanto gli dobbiamo aver frantumato le biglie, che nel 2004 hanno picchiato sulle padane orecchie diversi Kw, equamente ripartiti su sei frequenze FM da Castel San Pietro (sopra Chiasso), con campi utili su Milano. Ma, si sa, gli italiani sono di gomma, e così, quattro anni dopo, la situazione è tale e quale. Ora però pare che gli elvetici abbiamo posto l’aut aut: per collaborare sul DDT prima dobbiamo ripulire il loro etere dai nostri avanzi radioelettrici (interferenti o meno che siano). E, posto che per il digitale terrestre tv il nostro governo si venderebbe anche la mamma, il prono assenso sarà scontato. E il barile, di qui a fine anno, sarà già stato puntualmente scaricato sul groppone degli editori radiofonici.