di Roberto Venturini (Business Online.it)
La prima volta è stato con un progetto di ricerca europeo (progetto Amuse). La seconda volta con un tentativo di sperimentazione di interactive Tv/pubblicità Video On Demand sulla naufragata piattaforma Stream, quella che appoggiandosi sulla rete in fibra ottica del Progetto Socrate avrebbe dovuto portare il cavo agli italiani… e qui si parla del 1997/1998.
Stiamo parlando del connubio tra televisione e interattività, troppe volte annunciato e mai giunto a realtà.
Al di là delle complicazioni tecnologiche non banali, quello che secondo me ammazzò quella prima fase di sviluppo dell’interattività televisiva fu anche l’arrivo (guarda un po’) di internet, che ha in pochi anni offerto la possibilità di essere interattivi in modo decisamente più semplice e più potente di quello che si sarebbe potuto fare con la Tv – senza aggiungere pezzi ulteriori come decoder/set-top box abilitati all’interazione.
E senza dover far passare l’utente attraverso un’altra fase di apprendimento e comprensione della tecnologia, delle sue opportunità, del suo modo di utilizzo.
Di conseguenza l’interattività televisiva ha in realtà preso la strada del multi piattaforma – attraverso una modalità detto anche GULTCiPSUG (GUardo La Tv Con Il Portatile SUlle Ginocchia). Una modalità tanto diffusa ormai, da essere entrata anche nei piani di marketing di certe emittenti televisive in termini di targeting, nella decisione di volersi rivolgere a un pubblico che fruisce dei mezzi proprio in questa modalità.
Una Tv fatta per chi, contemporaneamente, è anche su Internet. Detto questo, la tecnologia e la sperimentazione mono-display, cioè tutta sul solo schermo della televisione ha continuato la sua corsa verso il Graal dell’interattività; anche in Italia, paese televisivamente molto forte – ma ad oggi non si vedono grandi cose offerte al consumer, forse neanche piccole cose. Eppure questa faccenda dell’interattività televisiva sfrizzola ancora parecchia gente, operatori del mercato, televisionari.
(continua sotto la comunicazione pubblicitaria)
L’ultimo a provarci (negli Stati Uniti) è adesso il canale sportivo Espn, che ha annunciato l’avvio di ben tre programmi di interazione televisiva, sorta di piccole applicazione di personalizzazione dello schermo e/o di partecipazione. Il primo permetterà agli utenti, durante gli eventi sportivi, di votare o rispondere a sondaggi.
Il secondo permetterà di personalizzare la striscia di notizie che scorre nella parte bassa dello schermo, focalizzandosi ad esempio sulle notizie della propria città, sport o squadra del cuore. Il terzo – e forse più interessante – dovrebbe permettere di richiamare sullo schermo informazioni extra e statistiche (non so se avete presente quanto siano ossessionati con i numeri i broadcaster e gli spettatori americani: al prossimo Superbowl sicuramente vedremo grafici su quante volte negli ultimi 25 anni si è soffiato il naso nel terzo down il quarterback).
Come al solito, al di là del successo di critica e di pubblico che potranno avere queste nuove soluzioni, la domanda che tutti ci si pone (cioè tutti noi addetti ai lavori) è sempre quella: a fronte dei costi e delle difficoltà da superare, quanti soldi porterà questa nuova opportunità nelle casse dell’emittente? Detto anche il problema della monetizzazione, del trasformare nuove features in robe che portino flussi di cassa.
Se già questo è un problema largamente irrisolto sul web, figuriamoci sulla Tv interattiva, in cui il “modello classico”, e uno dei pochissimi di cui si sia mai sentito parlare, è quello dell’attivazione di pubblicità contestuali: vedo un posto bellissimo un un telefilm, clicco e mi si apre una finestra dove posso scoprire che è il basso Paperopolese e prenotarci una vacanza, vedo un orologio che mi piace in un film, blocco il film ed esploro/compro il prodotto… sempre in una logica di interruption marketing (anche se non è da escludere la possibilità di una specie di bookmarking per una fruizione posteriore).
Al momento, su ESPN, “l’interazione” dovrebbe monetizzarsi con l’apposizione del loghino dello sponsor e la possibilità di accedere a dei micrositi ad hoc. Nulla di sconvolgente, ma poi si vedrà – abbiamo imparato che non si può mai dire mai.
Specialmente sapendo che da tempo, nei sotterranei segreti dei loro laboratori di tecnologia e di marketing, gli opposti partiti delle Tv satellitari e di quelle via cavo starebbero elaborando piani per la segretissima loro versione della Tv interattiva e soprattuto, della pubblicità interattiva.