Vicenda contraddittoria quella della tv digitale. Ha rivoluzionato il concetto stesso di tv, per molti aspetti è ancora in fase sperimentale, molti consumatori la ignorano, eppure in Italia esistono ben 1500 canali suddivisi tra le sei piattaforme digitali attualmente disponibili: digitale terrestre, IpTv, Sat Tv, Web Tv, Mobile Tv su rete Dvb-h e su rete cellulare. Una recente ricerca dell’osservatorio New Tv della School of Management del Politecnico di Milano, ha cercato di fare una fotografia del settore. In primis ci si è chiesti che cosa vuol dire nuove televisioni? E’ sufficiente che siano digitali per essere “nuove”? La risposta data dai ricercatori è “sì”: per “nuove” televisioni si devono intendere tutte quelle che si rivolgono all’utente finale, avvalendosi della tecnologia digitale, e ciò a prescindere dal format di aggregazione e strutturazione del contenuto, o dalle occasioni e modalità di fruizione. Rientrano in questa definizione quindi, tipologie di tv molto diverse tra loro: da quelle tradizionali, legate a palinsesti lineari, e che si sono semplicemente limitate a rinnovare la tecnica di trasmissione (digitale invece che analogica), a quelle più innovative, basate su contenuti editoriali on demand o generati dagli utenti. Attenzione, però perché si tratta di una confusione solo apparente. La ricerca infatti evidenziato come, a fronte del continuo fiorire di canali televisivi digitali fruibili su Internet, il mercato sia ancora, in termini di fatturato, in mano a quegli operatori attivi principalmente in quelle che i ricercatori chiamano Sofa Tv (Sat tv, Dtt, Ip Tv) che in Italia sono circa 450, e fatturano circa 2,4 miliardi di euro, pari al 97% del mercato totale delle televisioni digitali. La cosa è ancora più evidente se si constata che tra le Sofa Tv, il 92% del fatturato è raggiunto dal quelle satellitari, Sky in testa. Difficile è fare stime sul fatturato delle Desktop Tv (i canali video veicolati dal Web) e delle Hand Tv (le tv “mobili”), ma a grandi linee si può affermare che nel 2006 sia stato di qualche decina di milioni di euro. Insomma, il Web stenta ad affermarsi come modello di business, nonostante si registri una buona crescita della raccolta pubblicitaria. Degli 800 canali Web censiti, poco più di 500 danno un’offerta adeguata. L’offerta poi si divide fra tre imprenditori diversi: le Sofa Tv in mano ai broadcaster televisivi, le Desktop tv degli editori tradizionali, pure player, editori Web ed enti pubblici, infine le Hand Tv proprie delle società di telecomunicazioni. Un mercato molto disomogeneo, dunque, e ad ad altissimo indice di concorrenzialità. Tra le tendenze in atto, quella secondo cui i protocolli, gli standard e gli ambienti applicativi di Internet stanno permeando sempre di più reti, sistemi, piattaforme e terminali. Ciò porta a moltiplicare enormemente le possibilità di strategie multicanale o multiterminale, con possibili effetti di sconfinamento anche tra le macro-tipologie di televisione considerate dal rapporto (con contenuti che dal Web vengono trasposti sullo schermo di casa o sul terminale mobile). Questo processo viene velocizzato da un costante aumento della quantità di banda disponibile per il trasporto di dati, sulle reti, sia fisse che mobili, e dalla sempre più capillare estensione della banda larga sul territorio italiano. Ciò fa si che vi sia una massa sempre maggiore di utenti a passare online diverse ore del giorno, trascurando l’abitudinaria “scansione” dei palinsesti generalisti per preferire l’approccio ai contenuti tipico del Web: non lineare, non stazionario, attivo. Andando poi ad aggiungere il Web 2.0, ontologicamente interattivo per eccellenza, le community, lo scambio e la condivisione dei contenuti creati dai navigatori, il quadro è completo. Tutto ciò, a lungo andare e per alcune particolari tipologie di utenti, porterà a cambiare radicalmente le modalità di fruizione dei contenuti televisivi anche su piattaforme diverse dal Web, quali quelle accessibili dal salotto di casa o mentre siamo in movimento, aumentando il ruolo di format diversi da quelli tradizionali. La Sat Tv offre più canali, ben 249; l’IpTv ne assicura complessivamente 155 , anche se molti di essi provengono già da altre piattaforme; il Dtt ne mette per ora a disposizione solo 40, a causa dalle ridotta quantità di frequenze radioelettriche disponibili. L’unica piattaforma che ha introdotto veri canali on demand è l’IpTv, che ne fa uno dei suoi punti di forza. La Sat Tv, non potendo realizzare, per motivi tecnici, una vera offerta on demand, cerca di rendere disponibili servizi capaci di aumentare la flessibilità di fruizione dei contenuti. Tra le Desktop Tv si rilevano oltre 800 canali unici offerti sul Web, erogati da 435 operatori diversi. La sovrapposizione dell’offerta è molto ridotta, con 17 canali messi a disposizione da due o più operatori. Poco più di 600 canali, pari al 75% circa del totale, sono on demand, a dimostrazione di come la Desktop Tv sia naturalmente legata all’on demand. Ma il 50% dei canali on demand censiti presenta un’offerta così povera da non ritenerli degni di interesse. Per quanto riguarda i modelli di business più rilevanti, se advertising-based o pay, bisogna valutare due aspetti molto importanti: il primo è che gli utenti della Desktop Tv, cioè i navigatori Internet, non sono abituati a pagare per fruire di contenuti. La Desktop Tv è una realtà molto diversa dall’e-commerce che prevede anche il download di contenuti multimediali. Il secondo è che, il Web attrae budget pubblicitari crescenti, grazie a possibilità di misurazione dei ritorni degli investimenti, infinite potenzialità di segmentazione e personalizzazione dell’audience, molteplicità dei formati di comunicazione utilizzabili. Infine troviamo la Hand Tv, con 123 canali su rete cellulare, di cui 30 a flusso e 93 on demand; 28 canali su rete Dvb-h, di cui 25 a flusso e 3 qualificati come “altro” in quanto non riconducibili alle due categorie citate. Complessivamente l’offerta di servizi di Hand Tv è costituita da 167 servizi: 33 su Dvb-h e 134 su rete cellulare. I servizi su Dvb-h e quasi tutti quelli su rete cellulare, sono offerti dalle società di telecomunicazioni: pochissimi viengono erogati da player diversi. L’offerta on demand è disponibile soltanto sulla rete cellulare. (Paolo Masneri per NL)