Le critiche verso un processo che sembra troppo lento e vecchio per dare dei risultati, si fanno sempre più forti; ciò nonostante, passo dopo passo si delineano i contorni del “nuovo” mondo che porterà canali numerici targati Rai, Mediaset e Telecom Italia nelle case di tutti gli italiani (o quasi).
E’ dura la vita del digitale terrestre. Durissima. Il bimbo è appena nato (e qualcuno dice che è pure nato vecchio) e sono tanti i fattori che comprometteranno la sua crescita. Primo tra tutti, l’incessante coro di critiche (quasi sempre fondate, invero) della carta stampata verso un progetto, è inutile nasconderlo, che pur promosso dalla sinistra ha trovato la spinta definitiva dal governo Berlusconi e che, dicono i malevoli, non farà altro che (tentare di) portare altra acqua al mulino di Arcore (oltre che alle casse di di Paolo Berlusconi, a suo tempo sovvenzionato per la produzione dei primi decoder per il dtt). L’ultimo attacco – come è noto – è venuto dalle colonne del Corriere della Sera, che metteva in dubbio gli aspetti tecnici su cui si fonda lo stesso sviluppo del digitale terrestre (più canali, minor inquinamento elettromagnetico, maggior risparmio di energia). Pura demagogia, lo sanno benissimo i tecnici e gli esperti: i trasmettitori consumeranno quanto consumano oggi (e se si risparmierà sarà solo per le migliori prestazioni dei componenti, non per le potenze d’esercizio che saranno in gran parte ridotte solo sulla carta); l’inquinamento elettromagnetico sarà pressochè identico (i campi elettromagnetici sono gli stessi a parità di potenza irradiata tra digitale ed analogico); i canali in più certamente ci saranno, ma se non verranno riempiti di contenuti seri tanto varrà. A queste accuse, pur riconoscendo che non è che siano molti gli editori che fremono per trasmettere in digitale, ha risposto un poco convincente comunicato firmato dall’associazione Dgtv, che riunisce i soggetti che si sono gettati sul dtt (Rai, Mediaset e Telecom Italia in primis) e che più che gettare acqua sul fuoco (dell’Inferno digitale) ha fatto pensare che sulla fronte degli interessati scorressero pesanti e fredde goccioline di sudore da asciugare velocemente prima che qualcuno se ne accorgesse. Insomma un autogol, a detta di molti osservatori settoriali. Non solo di polemiche però vivrebbe il digitale terrestre, ma anche di primi risultati in qualche misura positivi. Almeno stando alle entusiastiche dichiarazione dell’ovviamente interessata Mediaset, che ha enfatizzato le performance dei tre canali free che trasmettono in esclusiva sul digitale terrestre: Boing, Iris, e Mediashopping. Secondo il Biscione il punto di pareggio sarebbe stato raggiunto grazie ad una raccolta pubblicitaria che in termini relativi risulta essere più soddisfacente di quella dell’analogico (mah…). Ed essa – stando ai grandi proclami di Cologno Monzese – non potrà che migliorare. Proprio per questo motivo Mediaset avrebbe intenzione di continuare ad investire sul digitale terrestre, ampliando l’offerta relativa ai canali free, scommettendo che entro breve le famiglie “coperte” dal digitale terrestre (attualmente 7 milioni su 23) aumentino esponenzialmente. Sarà. Il dubbio, però, è che la tv generalista sia ormai al palo, mentre quella specializzata di Murdoch ha ancora molto da dare. Sicché, per più d’uno, la nuova strategia altro non sarebbe che il disperato tentativo di uscire dall’angolo. Altro che innovazione. (Davide Agazzi per NL)