Secondo Pier Luigi Celli, attento osservatore del mercato tv italiano ed attuale d.g. dell’università Luiss Guido Carli di Roma (nonché membro del cda di Demoskopea), il futuro della tv terrestre è già scritto con caratteri funerei: lasciare sempre più frequenze alla banda larga mobile.
“Nel medio periodo ci sarà un ulteriore trasferimento di frequenze dalla televisione alla telefonia mobile. Le televisioni cercheranno di opporsi a questa prospettiva, ma il trend di lungo periodo è ormai chiaro. Di necessità, l’attuale pianificazione delle frequenze dovrà essere largamente rivista, per tener conto della riduzione delle risorse a disposizione”, scrive Celli su Affari&Finanza. Secondo il giornalista, un nuovo governo, lungimirante, che impostasse una politica decisa di sviluppo del settore audiovisivo avviando "un’ordinata transizione al futuro assetto delle frequenze", potrebbe negoziare con l’Unione Europea la chiusura della procedura di infrazione per la mancata rimozione dei involi allo sviluppo del pluralismo tv nel nostro paese. Inoltre, secondo il massmediologo, l’Italia dovrà assolutamente mettere mano al quadro legislativo positivo per adeguarlo allo sviluppo tecnologico di natura globale, per esempio attualizzando la tutela del diritto d’autore e disegnando un regime fiscale che garantisca un regime concorrenziale che possa mettere gli operatori minori al riparo dalle distorsioni dei superplayer mondiali (come Google). Anche la RAI, di cui Celli è stato direttore, dovrà essere velocemente riformata, nell’interesse proprio ma anche dell’intero comparto. (M.L. per NL)