In realtà, un vero e proprio “caso” per Telepace era scoppiato in occasione del viaggio del Santo Padre in Germania, quando, in base ad una denuncia dei giornalisti dell’emittente, i commenti da studio e l’intero lavoro giornalistico sarebbe stato svolto da soggetti non professionisti (peraltro esterni alla redazione) a danno dei quattro vaticanisti in quota presso la redazione romana. Don Guido, da parte sua, si difende, affermando che a Telepace “nessuno è nella condizione di legge e di contratto per la qualifica di vaticanista” (dichiarazione riportata in un trafiletto pubblicato lo scorso 27 settembre dal “Corriere della Sera”). Ad alimentare lo stato di malessere all’interno della redazione anche la ripetuta ed immotivata soppressione del Tg, nonché di numerose rubriche giornalistiche di respiro internazionale (come reportage ed interviste ai protagonisti della scena politica mondiale) a favore di produzioni di minore richiamo a carattere prettamente locale. Circostanza, quest’ultima, che, oltre ad aver ulteriormente inasprito la vita lavorativa all’interno della redazione, avrebbe comportato, a detta dei giornalisti, un progressivo depauperamento delle professionalità maturate nel corso degli anni ed un conseguente svilimento del ruolo e dell’identità dell’emittente medesima. Telepace, infatti, è una tv diffusa non solo sul terrestre (grazie pure ad una folta schiera di emittenti locali sparse nella Penisola che, in alcune fasce orarie ne ripetono il programmi), ma anche via satellite in tutto il mondo, potendo contare, sotto il profilo logistico, su diverse sedi, sia in Italia (come quelle di Roma e Verona) che all’estero. Inoltre, sin dal suo nascere, l’emittente si è subito distinta nel panorama delle tv cattoliche per aver seguito e documentato, grazie ad accordi con il Centro Televisivo Vaticano, tutti i viaggi e le celebrazioni papali. (Vito Scelsi per NL)