Telefonini: pericolo da turn-over

Ogni anno sono milioni i nuovi modelli di cellulari. Per ridurne l’impatto ambientale è meglio riciclare o rivendere che buttare, Così è nato un nuovo business


Se volessimo pensare a come potremmo, in prima persona, contribuire allo sviluppo economicamente sostenibile dovremmo incominciare a chiederci dove finiscono i nostri vecchi gadget elettronici, buttati per quelli nuovi messi sotto l’albero di Natale. Vecchie edizioni della consolle per giocare, lettori mp3, computer e soprattutto telefonini. Il novero di questi prodotti consumer da mandare in pensione è in rapida e costante crescita esponenziale. A questo proposito, il quotidiano inglese Independent ha provato ad indicare una soluzione al problema: il riciclo, per il bene del pianeta Terra. Nel solo Regno Unito si calcola che vi siano undicimila tonnellate di vecchi telefonini inutilizzati stipati nei cassetti o, peggio, nelle discariche. E il Natale 2007 sarà ricordato per essere stato foriero di terminali intelligenti, con lettori multimediali incorporati, possibilità di connettersi a internet, fotocamere, e-mail. Cioè prossima spazzatura (vista la durata da insetti della vita di questi apparecchi) A troneggiare è il nuovo telefono di Apple: l’iPhone non ancora commercializzato in Italia, che ha invogliato molti appassionati a comprare modelli dotati di dispositivi sempre più potenti e capaci. Nonostante i telefonini siano progettati per durare in media cinque anni, un europeo su tre li cambia ogni anno senza che ve ne sia un bisogno reale. Per ridurre il problema dell’inquinamento ambientale, visto che i cellulari contengono sostanze chimiche dannose e tossiche, la legge europea prevede che i produttori provvedano, a loro spese a garantire il ritiro e il riciclo dei modelli fuori catalogo. E intorno a tale direttiva sta fiorendo un business con cifre da capogiro. I cellulari “fuori moda”, però, si possono anche recuperare: una pulita alla memoria, magari un suo potenziamento, la sostituzione della batteria esausta e di eventuali parti esterne danneggiate, e il “vecchio” telefono può ritornare in vendita. Magari sui mercati dei Paesi emergenti, affamanti di prodotti a basso costo o dalle funzioni non iper-tecnologiche. Molte sono le aziende che si sono avventurate in questo settore del riciclo, aiutate anche dalle nuove policy che inducono i produttori a essere ecologicamente responsabili e ad usare materiali meno inquinanti e facilmente riciclabili. Secondo le stime degli analisti di ABi Research, nel 2012 il mercato dei telefonini usati ammonterà a 100 milioni di unità, e a circa 2 miliardi di euro. Ma il punto di partenza di questo fenomeno è il consumatore, che può decidere dove mettere il vecchio cellulare: nel cassetto, nella spazzatura, oppure restituirlo al produttore.(Paolo Masneri per NL)

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