Telefonia: addio voce e messaggini, il futuro è M2M

La diffusione dei dispositivi mobili intelligenti, perennemente connessi a internet, sta modificando le abitudini dell’utente medio della telefonia cellulare.

I dati ci dicono che il traffico dati mobile crescerà di 18 volte da qui al 2016 (fonte: Cisco VNI), ed entro il 2017 supererà quello vocale (fonte: GSMA). L’avere a disposizione uno smartphone, anche se l’acquisto è spesso guidato dalla moda o da efficaci campagne pubblicitarie piuttosto che da una valutazione ponderata dei vantaggi di questo tipo di apparecchi, porta prima o poi a mutare i propri comportamenti nella sfera della comunicazione. Innanzitutto si comincia a fare con il telefono una parte di ciò che prima si faceva con il personal computer: leggere le e-mail, connettersi con il proprio social network preferito o magari godersi qualche video, aiutati dalle dimensioni sempre più imponenti degli schermi portatili. Poi però si comincia anche a ragionare su come utilizzare la connessione always-on alla rete per fare meglio e a minor costo quelle cose che i cellulari hanno sempre fatto, ovvero le telefonate e gli SMS. Ecco allora spuntare applicazioni come Viber o WhatsApp, che se installate sui terminali permettono di utilizzare la connessione dati per telefonare e messaggiare, scordandosi in pratica dei metodi “tradizionali” e dei relativi addebiti in bolletta o sulla ricaricabile. Grande guadagno per l’utente e notevole cruccio per le compagnie telefoniche, che infatti si sono affrettate ad adottare contromisure per limitare il traffico VOIP (Voice Over IP) sulle connessioni mobili. Più complicato però è il capitolo SMS: finora i “messaggini” hanno rappresentato una fonte sicura di guadagno per le telco, ma già da qualche tempo si odono sinistri scricchiolii: lo scorso Natale, ad esempio, si erano registrati cali a due cifre percentuali nel traffico relativo, e le cose non sembrano andare meglio per quest’anno. A quanto sembra i profitti si stanno spostando, anche qui come in altri settori, dai carrier ai produttori di app, ma non solo: anche i grandi over-the-top spesso e volentieri offrono propri servizi di messaggistica e comunicazione vocale che contribuiscono alla fidelizzazione della community degli utenti. Per non parlare di quei social network che già di per sé sono strumenti di comunicazione immediata tra i loro utenti: le generazioni più giovani stanno, infatti, abbandonando in massa gli SMS e per parlarsi utilizzano sempre più spesso Facebook, infischiandosene dei potenziali problemi di privacy. In questo quadro a tinte non proprio rosee, gli operatori di telefonia mobile, già alle prese con copiosi investimenti sulle reti per adeguarle al fiume in piena del traffico, dovranno adottare nuove strategie per garantirsi la sopravvivenza. I più avveduti stanno cercando strade alternative rispetto alle tattiche difensive e un po’ di retroguardia legate alle tecniche di limitazione del traffico e dei protocolli di rete “incriminati”, che, di fatto, allontanano i potenziali clienti. Rimane sullo sfondo la possibilità di chiedere un contributo agli OTT per l’utilizzo della rete: molti lo vorrebbero imposto per legge, altri prospettano possibili accordi trasversali alla faccia della net neutrality. Ma forse per le compagnie la vera via d’uscita sta proprio negli scenari che di qui a breve si apriranno con il proliferare di dispositivi connessi in modalità wireless. Si tratta del mercato delle reti cosiddette M2M (Machine to Machine), ovvero l’incarnazione della tanto attesa e tanto favoleggiata “internet delle cose”. Questi dispositivi e le relative infrastrutture di interconnessione si stanno diffondendo a macchia d’olio in svariati settori: domotica, trasporti, utilities, sicurezza, ecc.: integrare questo tipo di servizi nelle proprie offerte di connetività può rappresentare per le telco la strada giusta per riappropriarsi almeno in parte dei profitti generati dall’espansione della rete dati senza fili. Al di là dell’oceano, già da qualche anno, i colossi AT&T e Verizon si stanno muovendo in questo senso, con acquisizioni mirate di società specializzate in questo settore. In Europa Vodafone, Orange e Telefonica hanno effettuato simili operazioni, dalle quali prevedono di ottenere cospicui ricavi aggiuntivi nei prossimi anni. E anche in Italia, pur nei limiti dell’arretratezza culturale e infrastrutturale tipica del nostro paese, qualcosa si muove. Telecom, infatti, prevede di investire nel potenziamento e nell’integrazione dei propri servizi M2M Power, nella convinzione che nei prossimi anni l’internet delle cose sarà più importante, e profittevole, dell’internet degli umani. (E.D. per NL)

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