da Franco Abruzzo.it
Si è chiusa con un risultato record – ancora non ci sono le cifre ufficiali, ma si parla di quasi 140 milioni di euro – la gara per l’assegnazione delle licenze d’uso delle frequenze Wi-Max, che permetteranno i vincitori di fornire accesso internet a banda larga senza passare per l’infrastruttura della rete telefonica.
Roma, 28 febbraio 2008. Dopo nove giornate di rilanci competitivi si è chiusa l’asta per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenza Wi-Max, la nuova frequenza che permetterà ai vincitori dell’asta di fornire servizi internet a banda larga senza utilizzare l’infrastruttura della rete, di proprietà di Telecom Italia. La sorpresa dell’asta è stata Ariadsl, la società umbra controllata dal fondo americano Gilo Ventures del finanziere israeliano Davidi Gilo, che si è aggiudicata frequenze in tutte e sette le macroaree regionali in cui era suddiviso il territorio italiano, e potrà quindi lanciare un servizio a copertura nazionale.
Telecom Italia dovrebbe essersi aggiudicata, oltre alla Sardegna, la macroregione che comprende Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise e quella di cui fanno parte Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Le altre macroaree, secondo le fonti, sono andate a E-via (gruppo Retelit) ed Aft che si è aggiudicata la Sicilia.
Poter utilizzare le frequenze nella banda 3.4-3.6 GHz, in pratica, consentirà agli operatori di installare particolari “antenne” normalmente collegate alla rete telefonica che irradieranno un potente segnale, paragonabile in portata a una moderna Adsl, ricevibile con qualunque moderno computer dotato di dispositivi di connettività wireless.
Ma non si tratta solo di internet: con la moderna tecnologia Voip (Voice over Internet protocol) il Wi-Max potrebbe anche essere il futuro delle normali chiamate voce, persino per la telefonia mobile. L’ingresso di nuovi operatori come Ariadsl nel mercato dovrebbe stimolare la concorrenza e inoltre la nuova tecnologia consentirà di portare la banda larga anche in quelle zone del paese che era impossibile o antieconomico raggiungere con la normale infrastruttura, contribuendo così a ridurre il digital divide. (http://www.agendacomunicazione.it/?id=1603&tsd=1)