Ai giornalisti che gli domandavano, durante la conferenza stampa, nel corso della sua visita ufficiale in Arabia Saudita, cosa ne pensasse della possibile partecipazione azionaria in Olimpia (la holding che controlla una fetta importantissima di Telecom, forse più importante ancora della sua reale quota d’azioni, a buon intenditor poche parole), il premier, Romano Prodi (foto), ha risposto con un laconico: “esistono le leggi”. Che poi, a voler essere pignoli (o lievemente provocatori), la legge che impedisce a Berlusconi di entrare nell’azionariato e nel CdA di Telecom, l’ha proposta un ministro del suo passato Governo (Maurizio Gasparri). Con l’acquisizione di Telecom, infatti, la famiglia Berlusconi diventerebbe azionista di riferimento anche delle televisioni Mtv e La7 (il cosiddetto terzo polo), oltrepassando il tetto imposto dalla Gasparri in termini di controllo su emittenti radiotelevisive; in più, poi, con il controllo della società di telefonia, travalicherebbe anche il limite massimo imposto per la presenza nell’apparato dei media più in generale. In poche parole, quest’acquisizione “non s’ha da fare” perché, così come ha detto Prodi, “esistono le leggi”. Intanto, dai partiti di governo arrivano una serie di invettive nei confronti di questa possibilità (a dire il vero, sempre più remota), da Parisi (“l’ipotesi Berlusconi-Telecom non potrebbe che peggiorare notevolmente la situazione”) a Giordano, passando per il verde Bonelli, le critiche nei confronti di questa possibilità sono pressoché unanimi. La più dura, neanche a dirlo, arriva dal leader dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto: “Sarei semplicemente terrorizzato, da cittadino e non da dirigente politico all’idea che Berlusconi metta le mani sulla più gigantesca rete d’informazioni, qual è la rete Telecom. Sembra che Pio Pompa non ci abbia insegnato niente. Sono dell’idea che tutto sia pubblico, Telecom è il simbolo del fallimento delle privatizzazioni”. (Giuseppe Colucci per NL)