Nonostante fior di giornalisti, conduttori e comici e un palinsesto di qualità spesso molto più alta rispetto ai concorrenti generalisti Rai e Mediaset, La7 da sempre naviga in cattive acque, sia (e specialmente!) dal punto di vista economico che da quello degli ascolti.
Da quando è nata, la rete di proprietà di La7 non è mai riuscita a compiere il salto di qualità, stagnando su cifre ben al di sotto degli investimenti che i vari manager succedutisi negli anni hanno sottoscritto. Non si tratta di flop di questo o quel programma, tale o tal altro conduttore, ma piuttosto probabilmente della mancanza di una sovrastruttura, di un editore forte di esperienza nel mondo del broacasting, che Telecom evidentemente non è mai stato. Sarà per questo che Tronchetti Provera, ai tempi in cui era Presidente del colosso di telecomunicazioni, aveva tentato un grande accordo con la News Corp. di Murdoch, che avrebbe in sostanza allineato il terzo polo televisivo su una visione conservatrice che già pervadeva gli altri due (erano i primi del 2000, Berlusconi era a Palazzo Chigi ed era tempo del cosiddetto connubio Raiset). Non se fece nulla, Tronchetti Provera se ne andò e arrivò Giovanni Stella. Sotto la sua presidenza, e in piena crisi culturale italiana, La7 si è invece proposta come contropartita al desolante spettacolo dei reality show di Rai e Mediaset, puntando a un pubblico più erudito e giovane. Sono arrivati i vari Luttazzi, Crozza, Gad Lerner, Dandini, Formigli, Mentana e, ultimo, Santoro. Solo questi ultimi due, però, hanno davvero dato una scossa in termini di ascolti, portando la rete oltre il 5-6% di share. Per quanto riguarda il resto, invece, il salto di qualità (in termini numerici) non è mai arrivato, convincendo Telecom a disfarsi del fardello. Le offerte fin qui pervenute, però (Clessidra, Cairo e H3G su tutti) hanno finora giocato un po’ a nascondino, lasciando gli attuali editori in una situazione stagnante non più sopportabile. Un articolo di ieri di Italia Oggi, addirittura, rispolverava la figura di Tronchetti Provera come unico manager che aveva capito che il futuro di La7 era di nicchia. A dir la verità, La7 di nicchia lo è sempre stata e continua ad esserlo. Provera aveva tentato la strada conservatrice dell’accordo con Murdoch, permettendo comunque alla rete di respirare un po’, disfacendosi di alcuni contratti onerosi. Da qui, però, ad elogiare la sua vision ce ne passa. La7 resta un contenitore di informazione e intrattenimento più di nicchia rispetto ai fratelli maggiori generalisti. Ha un livello culturale più elevato e mira a fasce della popolazione italiana più istruite. Ma gli ascolti restano sempre bassi. Sarà perché in Italia siamo conservatori e ci piace l’intrattenimento spazzatura? Sì, e Berlusconi lo aveva capito già trent’anni fa. (G.C. per NL)