Telecom Italia non ha bisogno di un aumento di capitale per sostenere l’acquisizione e gli investimenti nelle frequenze 4G.
A dirlo, in un’intervista a Il Sole 24Ore, è il presidente esecutivo del gruppo telefonico Franco Bernabè che inoltre smentisce l’interesse di Telecom per un’acquisizione di Tre Italia, rimasta fuori dalla partita per l’assegnazione delle frequenze di nuova generazione. "Non serve nessun aumento di capitale. Gli investimenti saranno spalmati su cinque anni e Telecom ha le risorse per far fronte al costo delle frequenze e agli investimenti necessari per sviluppare la rete", risponde Bernabè ad una domanda riguardo la richiesta dell’associazione dei piccoli azionisti Asati di ricapitalizzare l’azienda per cinque miliardi di euro. Il numero uno di Telecom riconosce comunque che "si pone un problema di compatibilità con gli altri investimenti", considerando che l’intera partita 4G, tra acquisto delle frequenze e sviluppo della rete, costerà agli operatori italiani (oltre a Telecom, Vodafone e Wind) quasi 10 miliardi di euro. "Il punto sarà accelerare il più possibile il processo e mettere a reddito gli investimenti" prosegue Bernabè, che lamenta il fatto che le frequenze saranno disponibili "forse" tra 18 mesi. "Se le frequenze fossero state disponibili subito, anche tenuto conto del prezzo, gli operatori avrebbero avviato con prontezza gli investimenti, dando impulso alla domanda e al rilancio dell’economia. Invece abbiamo pagato per qualcosa che non c’è, in un quadro di grande incertezza. Il rischio è l’immobilismo". Secondo Bernabè la "durissima" gara per le frequenze di nuova generazione ha comunque mostrato che sul mercato italiano non c’è posto per quattro operatori. "Ha un senso industriale che il mercato della telefonia mobile si razionalizzi" spiega il manager, che puntualizza tuttavia come "razionalizzare il mercato non significa che Telecom sia intenzionata a comprarsi Tre", su cui "non abbiamo ambizioni di prendere iniziative". (Reuters)